E così, l’Atletico Sciolina, iniziava ad avere una forma più o meno definita. Certo il percorso era stato senza dubbio complicato, c’era ancora parecchia strada da fare, tutta in salita, ricca di problemi, incomprensioni e visioni differenti.

Nel frattempo, però c’era una squadra senior composta dai quattro amici ed una squadra giovanile con cinque giovani di belle speranze. Alla squadra senior si erano aggiunti Dino, padre di uno dei ragazzini, e un giocatore vicentino, conosciuto ad un torneo e con cui avevano fatto immediatamente amicizia. Fulvio, artista per passione, architetto per necessità, era il classico buontempone a volte troppo tagliente nelle sue battute, troppo spesso sottili al punto da non essere comprese o dall’essere completamente travisate, scatenando ovviamente, reazioni non sempre positive.

Ma l’Atletico Sciolina era nato e ormai cresciuto, tra mille discussioni varie su tutto quello che era umanamente pensabile come argomento di discussione. Da ciò che era identificabile come attinente al club, l’abbigliamento sportivo, le trasferte, l’attività promozionale o la gestione della squadra giovanile a ciò che invece era semplice argomento di attualità, come il calcio, la politica o un semplice commento a un film o ad un programma televisivo. Di conseguenza il carattere, diciamo spigoloso, di Fulvio si mischiava alla perfezione con quello degli altri del gruppo.

Contemporaneamente iniziava a prendere forma, non senza evidenti difficoltà, la squadra Under. Francesco aveva cercato, con tutti i suoi limiti dettati soprattutto dalla totale inesperienza, di insegnare ciò che sapeva e di creare un gruppo prima ancora che una squadra.

Ad aiutarlo in questo compito, servì molto anche la partecipazione ad alcuni tornei dedicati esclusivamente agli under. Trasferte impegnative dal punto di vista tecnico, utili principalmente a fare esperienza in vista dei prossimi campionati giovanili a Pisa. Ma gli allenamenti del martedì pomeriggio erano la benzina da mettere nel motore di questi ragazzi e Francesco si era impegnato parecchio a convincerli che gli esercizi che proponeva loro servivano a farli migliorare, mentre le partite, erano una sorta di test per mettere in pratica ciò che gli proponeva. Senza tralasciare che, all’interno della squadra senior, ognuno aveva idee diverse e qualcuno non tralasciava mai di farlo notare anche di fronte ai ragazzi stessi che, forti di giudizi spesso affrettati, tendevano ad avere a volte atteggiamenti fuori dalle righe.

Il culmine venne raggiunto proprio a Pisa che divenne un vero e proprio spartiacque tra quello che doveva essere e quello che invece divenne.

Il campionato giovanile era stato ben organizzato dalla Federazione che, per agevolare la presenza dei ragazzini, aveva inserito nella due giorni un torneo individuale Open per i senior. Naturalmente l’Atletico Sciolina rispose presente con la squadra under e con tre giocatori adulti oltre a Francesco che, ovviamente, doveva seguire ed aiutare i ragazzi durante il loro torneo.

Nella prima partita incontrarono un avversario, sulla carta decisamente alla loro portata. Era il Subbuteo Club Avanti Aversa, squadra campana nata solo un paio di mesi prima. Le squadre under, come le senior, sono composte da quattro giocatori più due riserve. Gli incontri si disputano uno contro uno in contemporanea sui quattro campi, sommando poi il punteggio per stabilire la squadra vincente.

Prima di iniziare bisogna stabilire chi gioca con chi, e ovviamente le scelte vanno ponderate in funzione della capacità e bravura dei propri giocatori e degli avversari. Gli accoppiamenti scelti da Francesco per quel primo incontro generarono commenti negativi non da parte dei ragazzi, come ci si poteva anche aspettare, ma da parte di Gabriele, spettatore casuale forzatamente libero da impegni per quel primo turno per l’assenza del suo avversario.

 “Secondo me almeno due accoppiamenti sono sbagliati! E poi bisogna motivarli questi ragazzi! Mi raccomando, sbranateli!”

La reazione dei ragazzi fu di sorpresa. Si guardarono tra di loro cercando di capire cosa fossero chiamati a fare.

Francesco provò immediatamente a riportare serenità al gruppo, ricordando ai quattro che era una semplice partita di Subbuteo e non la terza guerra mondiale. Il danno però era fatto. Il Subbuteo Club Avanti Aversa, alla fine del primo tempo, vinceva su tre campi.

Francesco dovette impegnarsi parecchio per riportare un po’ di calma e serenità nella testa dei suoi ragazzi. Soprattutto ebbe l’ingrato compito di allontanare in modo deciso Gabriele, che si era immediatamente preoccupato di sfottere malamente i quattro giovani, rei di perdere contro una squadretta di novellini. A fine partita, L’Atletico Sciolina, riuscì ad agguantare un pareggio e ad evitare una sconfitta che avrebbe compromesso irreparabilmente il cammino nel girone di qualificazione.

Purtroppo per capitan Francesco, il tempo a disposizione per qualche commento utile a risollevare il morale non era sufficiente. Bisognava rimettere subito gli omini in campo per la seconda partita. Stavolta l’incontro era già difficile in partenza. Gli avversari erano i campioni in carica dello Sporting Viterbo. Gli accoppiamenti di Francesco puntarono soprattutto a non far diventare quella partita una disfatta totale, visto il morale già discretamente basso dei giovani mantovani.

Altro compito del capitano, tenere a debita distanza il buon Gabriele prodigo di consigli non richiesti e di troppo coloriti inviti a dare il meglio.

La partita, fin da subito, prende la piega peggiore. L’Atletico Sciolina incassa goal ad un ritmo impressionante. A fine primo tempo l’umore dei quattro ragazzi è decisamente a terra. Francesco li chiama intorno a sé, non senza una certa fatica. Riuscire a motivare un giovane ragazzo che sta perdendo 5 a 0 contro un dodicenne, è estremamente complicato. Ancora di più per chi, come Francesco, ha nel suo bagaglio formativo esclusivamente buona volontà, impegno e buon umore.

Nulla a che vedere con psicologia, concetti formativi o capacità educative.

Il secondo tempo segue a grandi linee la trama del primo. La sconfitta è inevitabile. Unica consolazione aver ridotto, parzialmente, il conteggio dei goal di differenza. A fine partita, in attesa dell’ultima decisivo incontro del girone, toccava un turno di pausa.

Il gruppo, compresi i giocatori senior anch’essi in attesa di giocare, si ritrova al tavolo assegnato dall’organizzazione. Si analizzano le partite giocate fino a quel momento e non mancano i commenti in negativo. La squadra under è sotto pressione. Gabriele, con fastidiosa saccenza, ricordava ai quattro la pessima figura ottenuta fino a quel momento, non tralasciando, ovviamente, di contestare apertamente le scelte di Francesco.

Una brutta situazione. C’è il tempo di mangiare rapidamente un boccone. Tocca giocare l’ultima partita del girone. Quella da dentro o fuori. L’ultima spiaggia.

Capitan Francesco cerca di sfruttare al meglio gli accoppiamenti, per cercare ogni vantaggio possibile contro i Tiger Taranto. Anche loro nati da poco, anche loro con un unico risultato utile per proseguire il torneo, anche loro spaventati come se, da quelle quattro partite, dipendessero le sorti dell’universo.

Entrambe le squadre partivano, decisamente, col piede sbagliato. Nessuno li avrebbe criticati in caso di sconfitta e conseguente eliminazione. O no?

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