Finalmente tutti uniti in un abbraccio reale e non più virtuale, il calvario è finito.

Tutti o quasi a dire il vero, ma non importa. D’altronde abbassare lo sguardo di proposito, fingere di essere al cellulare, cambiare direzione per evitare il vis a vis, sono atteggiamenti e comportamenti che si commentano da soli e non meritano neppure di essere presi in considerazione per quanto anacronistici e alienanti debbano essere per coloro che li pongono in essere.

Provate solo a immaginare quale stress caratterizza chi perpetua simili comportamenti. Ma si e no saranno stati quattro/cinque persone, ergo una nullità nella nullità.

Per chi non l’avesse capito mi sto evidentemente riferendo al recente evento in terra felsinea.

E allora lasciando da parte queste quisquiglie e soffermandoci piuttosto su tutto ciò che di meravigliosamente bello ed emozionante ha caratterizzato la due giorni al PalaSavena, è davvero difficile per l’autore provare a tradurre e a spiegare ai lettori e nondimeno agli assenti giustificati la sensazione che gran parte di noi hanno provato e vissuto prima, nel durante e maggiormente al termine della manifestazione.  

Ritrovare e ritrovarsi insieme con gli amici di sempre, potersi abbracciare all’esterno del palasport senza bavagli o maschere imposte, trascorrere due giorni all’insegna dell’allegria, del relax, della gioia di stare insieme, sederci intorno ad un tavolo la sera a cena all’aperto potendo liberamente respirare e dialogare senza museruole.

Una liberazione e uno spettacolo nello spettacolo: chi leggendo penserà ad uno scenario surreale rimarrà purtroppo deluso: è stato, invece, tutto vero, con la componente agonistica per una volta relegata al ruolo di comprimaria. Non importava chi perdesse o vincesse, non interessava uscire al girone (basti pensare che hanno disputato il consolazione teste di serie e giocatori di livello internazionale). Zero discussioni, zero urla, zero proteste, zero polemiche, match all’insegna del sorriso e del fair play come mai mi era capitato di assistere.

In tanti neppure erano al corrente della loro posizione occupata nel girone, indifferentemente nei tornei individuali che in quello a squadre, molto più intenti a intrattenersi con i propri amici che non vedevano da un tempo infinito.

Un tempo che sabato e domenica scorsa ha ripreso a battere, un calvario inenarrabile giunto al capolinea con buona pace di chi è già pronto a ricevere la terza, la quarta e se fosse già disponibile anche la quinta dose.

Bellissimo e commuovente riabbracciare gli amici ellenici, i ragazzi venuti da Malta, dalla Spagna, dal Belgio, dall’Austria e i tantissimi italiani presenti.

Fare un elenco completo sarebbe impossibile, rischierei di dimenticarne sicuramente tanti. Ma gli abbracci e l’affetto di sempre di ragazzi splendidi con cui da anni condivido questa passione come Leonida Koutroumanos, Alberto Di Maggio, Mario Camilleri, Derek Conti, Jason Pisani, Dimitri Dimoupoulos, un amico con la A maiuscola come il Presidentissimo stimatissimo Stefano De Francesco, un altro grande amico e pluridecorato del circuito mondiale quale l’Avv. per antonomasia Francesco Mattiangeli, il Maestro Gianfranco Calonico, tutto lo Stella Artois (un club di uomini nati Signori), gli straordinari i F.lli Bari con Saverio e Luca in testa e tanti, tanti altri.

Ho lasciato per ultimi come è doveroso fare e per correttezza giornalistica i miei compagni di squadra della Salernitana.

Un torneo stratosferico, un club che è diventato più di una corazzata con un livello tecnico elevatissimo, entrato a pieno titolo nell’élite del calciotavolo mondiale. Ma a comprova di quanto innanzi argomentato, sul risultato ottenuto (un Maior perso per differenza reti dopo il 2-2 in finale contro Reggio), sia durante l’evolversi del torneo che nel tornare a casa, ci si è soffermati poco o nulla.

Il focus e il fine ultimo sono sempre stati incentrati principalmente sulla ritrovata gioia di stare tutti insieme, di aver rivisto gli amici di sempre, di aver potuto condividere il primo evento calciotavolistico con i nostri Sebastien Scheen e la consorte Stephanie Garnier.

Questo non vuol dire che non si sia giocato con agonismo ci mancherebbe, ma si è trattato di un agonismo condito da leggerezza. Quella di cui tutti avevamo bisogno. Così come ridere e scherzare in compagnia dei tanti ragazzi venuti da più parti d’Italia e d’Europa, ciascuno di noi con coloro con i quali ha legato di più nel corso degli anni trascorsi in giro per l’Italia e per l’Europa.

E che dire del Presidente Riccardo e del suo team: ancora una volta semplicemente GRAZIE, encomiabili. Hanno gestito il tutto con un sacrificio immane frutto di pura passione, di un amore incondizionato per la nostra disciplina.

Concludo con un consiglio per i miei tantissimi amici: portatevi nel cuore questa due giorni, il calvario è finito, Bologna è il primo di un nuovo ciclo, di una nuova era, di un nuovo mondo. Seguiranno da ottobre a febbraio prossimi venturi Subbuteoland, Roma, Stoccarda, Rochefort e Issi Le Moulineaux. Lasciate perdere tutto il resto, tutto ciò che nulla ha a che fare con commenti e considerazioni improntate alla positività e all’avvenuta definitiva ripresa delle attività in ambito FISCT e FISTF.

Il silenzio è d’oro, di contro urla, strepitii, polemiche e discussioni da tastiera, se lasciati cadere, finiscono nel nulla.

E per coloro che hanno disertato l’evento, come dice un detto della lingua partenopea, tanto antico quanto attuale: “non sapit’ c v’avit perz” (trad. non sapete cosa vi siete persi).

Anche perché il 1° gennaio 2057 è veramente molto, troppo lontano.  

Rosario Ifrigerio
22.09.2021

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