Qui la prima puntata

L’alba di un giorno nuovo…. venerdì mattina… è presto, sono le cinque e venti. Meno male che mi sono preso un giorno di ferie, sennò sarebbe stato veramente un pasticcio. Il volo è alle otto. C’è tempo. Ritrovo in aeroporto alle sei e quaranta, colazione, due chiacchiere, un controllo veloce veloce per verificare cosa ci siamo dimenticati e poi via. l’Olympiastadion di Berlino ci aspetta! È tutto programmato. Si sa, i tedeschi sono precisi. Venerdì alle 15 c’è la conferenza stampa di presentazione. Per la federazione internazionale ci sono stati, ovviamente, parecchi imprevisti. So, ad esempio, che hanno tribolato parecchio per risolvere il problema legato all’esclusiva. Per noi invece non è ancora ben chiaro quale autorità politica sarà presente oltre ai rappresentanti del Coni e sappiamo anche che qualcuno si è lamentato perché si è deciso di non mettere i nomi sulle magliette. Si sa, mettere d’accordo tutti è veramente complicato.

Certamente partecipare a questa edizione dei mondiali di calciotavolo con oltre quaranta nazioni rappresentate, sarà comunque meraviglioso e ce lo ricorderemo per parecchio tempo. E sarà soprattutto motivo di orgoglio da parte di tutti coloro che, in questi due anni, hanno fatto, per le loro competenze, tutto il possibile per organizzare al meglio questa trasferta, sia per la parte logistica che per quella sportiva. Marco poi ha fatto veramente un gran lavoro selezionando i migliori. Non è stato semplice per lui girare per lo stivale a guardare i vecchi e i nuovi giocatori. Sicuramente ha usato bene il budget destinato alla nazionale, per trovare chi ci può fare tornare in Italia con il palmares più ricco di sempre. Cerchiamo lo strike. Vogliamo tutti i titoli. Sia individuali che a squadre. D’altronde sappiamo benissimo che i nostri avversari si sono preparati molto bene ma noi ce la metteremo tutta, perché questo è un anno importante, è l’anno zero. Da qui nasciamo o meglio rinasciamo, come araba fenice. Ma per alcuni di noi è normale. Ci sono state varie volte in cui si è messo punto e si è ripartiti.

Ci siamo! La conferenza stampa è andata benissimo. Presenti una sessantina di giornalisti. Alle 19 apertura ufficiale della manifestazione con presentazione delle nazioni presenti e della sede di gioco. Qui ci sono state le olimpiadi del ’36 e sempre qui, Pirlo, Del Piero, Grosso, ci hanno regalato il quarto titolo mondiale del 2006 e nel 2015 si è giocata la finale di Champions vinta dal Barcellona. L’impianto è molto bello e ogni pietra, ogni mattonella, sembra volerti dire di fare attenzione a ciò che vedi e che calpesti per ricordarti che lì sei al centro di qualcosa di ben più importante che un semplice stadio. Giusto emozionarsi ora.  Alle 21 e 30 cena di gala. I volti sono tirati, si capisce che alcuni preferirebbero togliere la cravatta, indossare la tuta ed andare a fare due tiri. Gli unici a divertirsi, come sempre, sono i ragazzini. Si fa fatica a tenerli a freno. Corrono su e giù per la sala. Non importa né la nazionalità né il colore della pelle. Corrono, giocano e si divertono e domani e domenica sarà uguale. Si divertiranno. Certo, qualcuno vincendo si divertirà di più ma questo è normale. L’importante è che il lavoro fatto per avviarli a questo, che per loro è ancora più gioco che sport, dia i giusti frutti, per creare la cultura del rispetto e per farli vivere serenamente ogni competizione. Gli adulti invece si sorridono e si salutano. C’è cordialità, qui c’è già il rispetto. Ci sono anche buoni rapporti, ma si preferisce restare a distanza e ragionare su chi verrà schierato nel torneo a squadre. Le lady sembrano più a loro agio, anche nell’abbigliamento. Certo il livello tecnico raggiunto è veramente tanto alto e la scelta di metterle al centro della manifestazione è impegnativa, ma fanno trasparire meno la tensione.

Qualche giornalista prova a rubare qualche dichiarazione, a fare un po’ di gossip, ma senza esito. Via, tutti a letto, domani si incomincia.

Ci siamo, cerimonia d’apertura veloce ed essenziale. Due parole di benvenuto. Le foto di rito. E via. Campi pronti. Belli. Distanziati il giusto. Perfettamente illuminati. I panni sono stesi alla perfezione, puliti, linee precise. Le porte sono fantastiche, non esiste più il problema del goal non goal. Le telecamere fisse sui vari campi ed i cameramen sono pronti ed operativi. La regia avrà il suo bel da fare. Intanto, sul maxischermo, in televisione e sulle app, scorrono i volti dei partecipanti che si mischiano alle immagini dell’ultimo mondiale giocato a Danzica. C’era stata grande partecipazione, grandi emozioni ma anche grandi delusioni. Diversi titoli sfumati di un nulla. Guardandosi intorno c’è chi si ferma a guardare le immagini mordendosi le labbra e chi invece abbassa la testa facendo finta di nulla. Solo i bambini si guardano e ridono.

Ma non c’è più tempo.

Gli speaker iniziano a chiamare i gironi ed i giocatori si posizionano. Pronti a partire. Ogni isola è ben suddivisa ed il pubblico può scegliere quale partita seguire. Lo spettacolo è decisamente assicurato e garantito. Gli arbitri sono praticamente gli stessi dell’edizione polacca con tre, quattro innesti decisamente promettenti. Colpisce soprattutto il giovane cileno per preparazione e personalità nel gestire anche i caratterini più focosi. Il buon Flavio, neo presidente della federazione cilena, ha fatto veramente un lavoro immenso. Le partite si susseguono un turno dopo l’altro, c’è molta tensione ma non si va mai oltre le righe. Finisce la giornata. La scorpacciata di titoli non ci deve fare abbassare la concentrazione. Domani ci aspetta una battaglia, sportiva, davvero impegnativa. Ci sono ancora sei titoli in palio e dobbiamo fare assolutamente filotto.

A letto presto e senza fare storie. Per alcuni sarà una lunga notte. È domenica mattina. Il tricolore sventola con prepotenza. Oggi il compito dei capitani diventa ancora più decisivo. Scegliere gli accoppiamenti giusti è fondamentale. Sul tabellone elettronico compaiono i volti dei giocatori scelti. Sull’app si può scegliere quale incontro seguire e Dazn garantisce comunque l’aggiornamento di tutti i risultati in diretta. Dall’Italia arrivano, ovviamente, gli auguri da parte delle autorità e da parte di parenti, amici e compagni di club. Nei telegiornali ci dedicano uno spazio importante e le interviste ed i commenti tecnici si sprecano. Ovviamente, come nel calcio, ci sono milioni di commissari tecnici.

Ma non c’è più tempo. Partiti. Il tempo sembra accelerare improvvisamente. Senza quasi accorgersene, terminano i gironi. Tutte le squadre azzurre sono qualificate. Solo l’Under 19 come seconda del girone ma era prevedibile considerando che avevano in girone i brasiliani, i forti turchi ed i padroni di casa spinti dal tifo casalingo. Ora si parte con gli scontri ad eliminazione diretta. Dentro o fuori non c’è una seconda chance. Ogni tocco, ogni difensiva, ogni scelta, deve essere ragionata con attenzione. Non si può tornare indietro. Ogni errore potrebbe essere fatale per tutta la squadra. Non è più un problema singolo. Ora si vince e si perde tutti insieme. Una sofferenza. I ragazzi del 19 compiono l’impresa più grande battendo i forti spagnoli. I quarti di finale passano in un attimo. Rischiamo grosso in semifinale con le lady che devono ringraziare un goal nel sudden dell’esperta Tania contro le americane vera rivelazione del torneo.

Ci guardiamo intorno. Siamo ad un passo dal paradiso. Tutte e sei le squadre che ci rappresentano sono in finale. La tensione sale. Il pubblico ha applaudito, molto sportivamente, l’impresa della nazione da sempre considerata come il faro di questo sport. l’Italia, da qualche anno, ha fatto tanto per sé e per la federazione internazionale. Siamo una nazione forte nella parte tecnica ma anche e soprattutto nella parte organizzativa e gestionale. In tanti vengono qui per imparare. Se siamo arrivati fino a qui il merito va a chi ha creduto in un progetto ambizioso ma decisivo per il nostro futuro.

Riccardo, Saverio, Mauro, Gianluca in primis e poi noi, quelli polemici, quelli cattivi, quelli che giocavano in cantina da ragazzini, quelli che hanno deciso di sacrificare tempo ed energie per un progetto che oggi restituisce, sotto forma di emozioni, molto di più, e che ci ha permesso di diventare un movimento sano, partecipato, diffuso.

Bando alle chiacchiere, ci siamo, cominciano le finali. Tutto pronto. Tre… Due… Uno… Gioco. Non sono passati neanche trenta secondi e siamo in vantaggio sia nel veteran che nell’under 12. Open e femminile invece vanno sotto. La tensione è altissima.

Fine primo tempo.

I parziali non sono netti, c’è equilibrio in quasi tutte le categorie. Unico neo le lady che perdono su tre campi. Capitan Paola pensa al cambio. Le ha guardate in faccia tutte. Poche parole, come sempre, quello che conta sono gli sguardi. Da lì si può capire tutto. Si può leggere la paura, lo sconforto, la rabbia, la determinazione. Tempo. Gli arbitri chiamano. Non possiamo rischiare il cartellino. La scelta è fatta. Si continua così. Nessun cambio. Un rischio? Forse, ma quello che conta era di guardarsi in faccia e di ricordarsi che una nazione intera, in questo weekend, ha gli occhi su di noi e su quella che può diventare un’impresa che verrà ricordata a lungo nel nostro sport. Si ricomincia. Un urlo contenuto, quasi strozzato, poi un altro. È pareggio. Manca ancora parecchio ma siamo lì. Attaccati alla partita. Nel frattempo il veteran e l’Under 12 mettono in ghiaccio il risultato e l’Open l’ha ribaltato, ora si vince. Mancano sette minuti circa. Open, Under 15 e Under 19 sono in vantaggio ma di misura, è rischioso ma dalla loro hanno l’esperienza. Cinque minuti al termine e sugli spalti qualcuno inizia a sventolare il tricolore. Intanto, sul centrale, le lady resistono ed il pareggio pure. Tre minuti alla fine. Ormai è fatta, nelle altre categorie siamo in vantaggio e destinati a chiudere così. Ma è Maria Felice che alza le braccia al cielo. Due minuti e quaranta. Siamo sopra. Due minuti… si soffre… ma lo sapevamo in Belgio il movimento femminile è diventato quasi trainante. Da noi si è faticato parecchio all’inizio ma oggi grazie alla tenacia ed alla determinazione di chi si è sempre occupato di promuovere questo sport nelle scuole o con i corsi organizzati dal Coni, abbiamo giocatrici di livello mondiale. Un minuto e dieci, il capitano belga Delphine, alza il braccio e richiama l’attenzione dell’arbitro. Si scambiano due battute. La giocatrice ha sempre avuto personalità da vendere. Prova ad insistere ma il giovane cileno non ci casca.

Si riparte. Trenta secondi. L’attenzione di tutto lo stadio è focalizzata sul centrale. Quindici secondi. Le altre squadre, pur a risultato ormai acquisito, non festeggiano ancora, aspettano. Sei… Cinque… Quattro… Tre…

Driiiiiiiiiiiin… Maledetta sveglia…

Continua lunedì alle 18…

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