Ma questo che fa? Scrive? Dai, ora tutti sono diventati scrittori. Già mi immagino i commenti… tranquilli non sono uno scrittore e neanche penso di esserlo. Ma i miei compagni in questa avventura “multimediale”, mi pressano peggio di Flores! Dai scrivi qualcosa! Hai preparato l’articolo? Un giorno sì e uno no, arriva un messaggino che mi invita a “buttar giù due righe” che già così non suona bene.

Carlo Ciraolo in azione (prima del divano)

Ma tant’è, ora sono qui sul divano. Bevuto il caffè, lavato, fatto due coccole ai gatti. Due chiacchiere con la moglie su cosa mangiamo a pranzo, apro YouTube, metto la compilation natalizia dei Neri per Caso e accendo il tablet. Da dove inizio? Beh è quasi facile. Fine anno, tempo di resoconti, valutazioni e buoni propositi. Ovviamente parliamo di Subbuteo. È stato un anno strano. Iniziato con una buona dose di sconforto e di stanchezza. Ad aprile siamo riusciti, con qualche difficoltà, a restare in serie C probabilmente dobbiamo anche ringraziare la nuova struttura dei campionati che prevede che si passi da 10 a 12 squadre. Scelta che per noi era sbagliata, e non lo abbiamo mai nascosto, nell’idea e nel fine. Ma così è!

La squadra cremonese al girone di andata di Serie C 2019/202

Nel frattempo ci ritroviamo a fare i conti con le variegate anime del nostro club e con la scarsa capacità di comprendere, da parte di alcuni, che un club non è solo la squadra dei forti ma un’associazione fatta da amici che dovrebbero avere sì obiettivi sportivi, ma anche di aggregazione senza essere legati solo al campionato, due weekend, dimenticando che esiste qualcosa di più importante ed impegnativo: la creazione di un gruppo.

Se guardo indietro vedo le fasi che hanno contraddistinto la nascita del nostro club di Cremona. Prima eravamo due ragazzotti che si divertivano a passare le serate giocando. Poi siamo passati alla parte agonistica e a ritrovarci in quattro/cinque per cui serviva un posto dove trovarci con cadenze fisse. Ma eravamo pochi. Allora via con la promozione del gioco. Eventi, passaparola, centri commerciali. Una sede fissa, le magliette, i campi, l’organizzazione delle trasferte. Un sacco di lavoro considerando che è un hobby. Ma spesso, nell’arco di questi anni, ci siamo ritrovati a domandarci cosa volessimo fare. Ci hanno aiutato anche il contatto con altri “club” e le scelte dei vari direttivi della Fisct. Poche semplici domande e riflessioni che ci hanno guidato. Così scoprì che ci sono dei club che non hanno una sede e pensi che sia un problema. Club che sono composti da quattro giocatori più due, tre stranieri che incontrano tre, quattro volte all’anno e ti sembra sbagliato. Che in città con un bacino di duecentomila, cinquecentomila, un milione o più di persone, c’è un solo club che si ritrova a casa di uno dei membri e questo ti sembra un errore. O che il club di serie A non abbia nessuna intenzione di fare proselitismo o di condividere i propri “segreti” con i novellini neo tesserati e questo più che un problema o un errore ti sembra una bestemmia. Che tanti conoscono il Subbuteo ma quasi nessuno sa che esiste un gruppo di “professionisti” e ti domandi come sia possibile. Che nessuno vuole in mezzo ai piedi i ragazzini o che la categoria femminile sia solamente un fastidio e qui mi fermo e non commento.

Negli anni abbiamo raccolto una serie di idee di come dovrebbe essere o non essere il nostro mondo secondo alcuni. Alcune visioni sono comprensibili? Forse. Condivisibili? Per la maggior parte, no! Per noi questo modo di vedere o meglio non vedere, il nostro micro mondo, è sbagliata. Quindi ci si ritrova, dopo aver giocato, davanti ad una birretta, a ragionare su tutte queste cose e su come si potrebbe immaginare il nostro gioco/sport e su cosa fare per arrivarci. Certo non siamo un club di campioni. Siamo un club che vuole crescere. Perché? Perché abbiamo giocato in due in cantina e ci siamo divertiti. Poi siamo diventati tre e ci siamo divertiti un po’ di più. Quando siamo diventati otto, ci siamo divertiti da matti!

Un giovedì sera di diversi anni fa, grazie alla visita di alcuni amici di fuori provincia, eravamo più di venti e ci siamo spaccati in due dal divertimento. Questo è il centro di tutto. Il divertimento, lo stare insieme grazie ad una passione comune. Lo scambio di vedute, i consigli tecnici o le piccole strategie che neanche immaginavi. Questo serve. Condivisione. Non basta avere una squadra dipinta benissimo o una valigetta extra large. Bisogna fare un ragionamento. Giocare e basta piace a tutti ma non porta molto lontano. L’età purtroppo o per fortuna, avanza. Qualcuno smette. Qualcun altro inizia a girare meno per tornei. I capelli grigi son sempre di più o ci abbandonano. E allora devi decidere che fare. Smettere? Pensare solo a giocare? Insistere in un progetto che, a volte, ti sembra troppo grande? Oppure credere che quello che fai o farai, potrebbe avere un senso? Ci si guarda intorno, ci si guarda negli occhi e si guardano gli occhi dei bambini che conoscono bene la PlayStation ed i tablet ma nulla sanno del Subbuteo e del profumo di mobili in legno. Ecco. Sono quelli sguardi quando ti vedono fare il pallonetto usando Zidane o Messi che fanno la differenza. Ti fanno pensare che questo è l’inizio o lo può diventare…

Continua venerdì alle 18!

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