copertina diari subbuteo 2 giugno

Caro diario… iniziare così mi fa ridere un sacco. Fa molto adolescente brufoloso che confessa i suoi mille dubbi esistenziali o il primo bacio su labbra vere e non su riviste patinate. Il tutto, ovviamente, fatto con la certezza, solo sua, che nessuno leggerà mai ciò che ha scritto.

Io invece scrivo con il desiderio esattamente contrario. Spero che questo diario, venga letto da tante persone. Spero che possa essere uno spunto per i giovani e una piacevole condivisione per i diversamente giovani. Perché alcune emozioni, se non vissute direttamente, sono difficili da comprendere a pieno. Alcune discussioni, anche accese, non si riescono a capire fino in fondo se mancano dei dati fondamentali. Se manca l’emozione non è possibile riuscire ad immedesimarsi o ad avere lo spunto per partire con un progetto.

Questo è ciò che mi spinge a scrivere questo diario. La possibilità, spero, di contribuire a far vivere o rivivere certi momenti, certe emozioni che per me sono state, e spero torneranno ad essere, la vera benzina che serviva al mio motore.

A Bologna si gioca un torneo Internazionale. È un’appuntamento ormai fisso. L’organizzazione è di alto profilo e i partecipanti sono tanti e arrivano da varie nazioni. Come club abbiamo dedicato la giornata del sabato al torneo a squadre, dove non abbiamo lasciato il segno. L’impegno non è mancato naturalmente, ma i sorteggi dei gironi, da queste parti, ci sono spesso avversi.

Poco male, abbiamo giocato, ci siamo divertiti, scambiato le solite due chiacchiere con gli amici spagnoli, francesi e maltesi. Guardato partite giocate da grandi campioni, fatto riprese con i cellulari per carpire i segreti del bel gioco.

Personalmente sono però maggiormente concentrato sulla giornata di domani.

Domenica, si giocano i tornei  individuali nelle varie categorie. Abbiamo i nostri Under da seguire ed anche una rappresentante della categoria Lady. Già dalla partenza in macchina la mattina presto, si capisce che noi adulti siamo emozionati, mentre le nostre “apette” sembrano del tutto indifferenti.

L’autostrada è libera ed arriviamo abbastanza in anticipo, che per noi è già un evento. Al banco di iscrizione presentiamo un veteran, due open, tre under ed una Lady. Mi si avvicinano un paio di amici che mi chiedono in che girone sono. Quando rispondo in nessuno, mi guardano un po’ di sbieco e mi domandano come mai. “Seguo i ragazzi”.

La risposta li spiazza ma non troppo. D’altronde mi era già capitato altre volte di non giocare. All’inizio nemmeno immaginavo che potesse succedere. Ma sono stati proprio loro, i ragazzi, a chiedermi, fin dalle prime volte, di guardarli giocare. E quando te lo chiedono con l’occhietto a cuoricino, fai fatica a dire di no. Perché in fondo, sei stato tu a portarli fino a lì. Con gli allenamenti, le mezze strigliate, le pagelle post torneo, mai negative, per cercare di dargli uno stimolo in più e maggiori certezze o giocandoci contro sbagliando apposta una difensiva per farli tirare. L’hai deciso tu. È una tua scelta. E non puoi, sul più bello, tirarti indietro e lasciarli allo sbando solo per giocarti tre partite inutili. Devi andare fino in fondo, chiudere il cerchio, essere pronto ad esultare con loro per la vittoria o a raccogliere i cocci dopo una sconfitta, capendo se è il momento di andargli vicino o se è il caso di aspettare e lasciarli sfogare.

E’ fondamentale riuscire anche a prendersi le colpe di ciò che viene sbagliato e non solo i meriti di ciò che viene fatto bene. Però, per fare questo, bisogna restare lì, con loro, a guardare, a soffrire, spingendo con la mente quel omino colpito per fare un’aggancio decisivo o muovendo il braccio nel tentativo, ovviamente inutile, di non fare entrare la pallina nella nostra rete. Già… ho scritto nostra. Perché in quel momento, in quella partita ed in tutte le partite che seguiranno, tu sei lì con loro.

Personalmente devo ammettere che è stato più semplice gestire le sconfitte che le vittorie. Forse perché mi sono sempre sentito addosso l’obbligo morale di non farli piangere o meglio di consolarli se qualcosa era andato storto. Mentre la vittoria… è più complessa. L’esplosione di esultanza, di gioia, la mente che torna agli allenamenti fatti, alle giocate provate e riprovate, alla loro soddisfazione per essere riusciti a fare ciò che gli avevi chiesto o alla tua perché erano riusciti a fare ciò che gli avevi spiegato. Allo sguardo di felicità che ti rivolgono alzando le braccia al cielo. Felicità che diventa soddisfazione, che diventa ringraziamento, e poi diventa orgoglio che li fa diventare alti due metri e tu lì a guardarli, con gli occhi gonfi, così come il petto che sembra che scoppi di gioia.

Ed allora c’è quella volta che nel torneo primavera a squadre, arriviamo inaspettatamente in finale saltando di gioia per dieci minuti. O quando hanno vinto il loro primo torneo individuale  importante e ti hanno voluto lì con loro. E che dire del torneo a squadre dove hai dovuto motivarli per convincerli che vincere dipendeva da loro e che dovevano riuscire a salire sul podio per prendersi i giusti applausi.

Quando poi sono stati chiamati a difendere i colori della nazionale italiana ai mondiali, tu, da casa, a soffrire come un cane in attesa di un messaggino che ti dicesse che erano diventati campioni del mondo. O di quando, dopo l’ultimo tiro piazzato, la Lady diventava campionessa italiana e tu ti ritrovavi a piangere come non ti capitava da tempo.

Queste sono le emozioni che ho vissuto in questi anni. Queste sono le emozioni che spero di riuscire a provare di nuovo. Questo è il racconto di quelle emozioni che spero possano diventare lo spunto per chi si chiede se ne vale davvero la pena. Beh… la risposta per me è facile facile… sì… vale la pena.

Vale la pena dedicare a loro il tuo tempo e la tua esperienza.
Vale la pena portar via momenti preziosi alla famiglia o anche al semplice riposo dal lavoro.
Vale la pena non giocare per seguirli e vivere con loro ogni istante del torneo.
Vale la pena. In ogni caso, in ogni torneo, la valigetta mi segue lo stesso. Si sa mai che serva una pallina di scorta o il timer o magari uno sparring partner per fare un’amichevole.

Comunque veniamo via da Bologna con primo e terzo posto nell’Under e primo posto nelle Lady. Tanta roba! Dei risultati dei “senior” ne parleremo al club, per ora godiamoci il bel torneo appena terminato.

Resta l’appuntamento di fine stagione, la Coppa Lombardia a squadre. Prepariamo le squadre e… le forchette!  

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