subbuteo e punti di svista

Introduzione

Niente da fare, i miei compagni di avventura di calciotavolo.net non mi danno tregua. Confidano così tanto sulle mie presunte capacità di scrittura, che danno ormai per certo che io sforni articoli e articoli e articoli cercando, in ogni occasione, di raccontare il nostro amato gioco e le emozioni che lo circondano.

Ho provato in tutti i modi a convincerli che non sono un abile scrittore (magari lo fossi) ma un semplice scribacchino che fa di tutto per annoiare chi decide di buttar via qualche minuto del suo tempo, leggendo le poche righe che riesco a mettere insieme.

La mia è una passione e nulla più, so perfettamente che in giro c’è di meglio e che raccontare il nostro micro mondo, in questo difficile momento di NON gioco, sia veramente complicato. Quali argomenti si possono trattare? Cosa può diventare così interessante da incuriosire chi ci segue al punto di farli fermare e fargli leggere questi miei pensieri picchiettati su una tastiera?

Risposta difficoltosa. Da sabato scorso penso e ripenso ad un possibile argomento da trattare, cercando di soddisfare contemporaneamente il mio diletto personale e chi ci segue. Poi, finalmente, una specie di illuminazione. Ecco l’idea! Raccontare una partita di Subbuteo! Fermi, fermi… non scappate, non lasciatevi ingannare dall’apparenza.

Tutti noi appassionati sappiamo, chi più, chi meno, cosa succede nei due tempi di gioco. Ma come si sviluppano le strategie dei due giocatori? Come vive l’incontro un giocatore/arbitro? E un giornalista, un under che osserva i grandi, un semplice spettatore interessato, le mogli o il responsabile allo sport della federazione?

Varie interpretazioni, vari modi di vivere 30 minuti di colpi a punta di dito. Ognuno con il suo personale punto di vista. In questi serie di racconti vorrei provare ad interpretare lo stato d’animo, le emozioni ed il modo di comprendere una partita di Subbuteo/CDT da parte dei vari personaggi che, in qualche modo, partecipano alle varie situazioni che, cronometro alla mano, si susseguono, cercando di capire ed interpretare quello che passa per la testa di ciascuno. Ciò che succede nella partita, lo possiamo descrivere partendo dalle fasi di preparazione e dal calcio d’inizio.

Gian e Sandrino, ad esempio, si conoscono praticamente da una vita. Vivono etrambi in un paesino semi nascosto tra le colline e hanno condiviso l’infanzia, l’adolescenza e gran parte di quella che, a volte in modo improprio, definiamo maturità. Filo conduttore il panno verde, gli omini su basi sempre meno basculanti, morbidi pallonetti ed una parola probabilmente conosciuta in tutto il globo terracqueo. Back.

Capitolo 1

Chianciano Terme, campionati Italiani categoria Cadetti, quarti di finale. Sia Gian che Sandrino si sorridono ma è un sorriso forzato, quasi di circostanza. C’è stima reciproca, si conoscono da una vita, sono amici, di quelli con la A maiuscola ma la posta in palio, nonostante si parli di “pupazzetti”, è alta.

Entrambi sono arrivati li con molta voglia di giocare e divertirsi e con pretese proporzionate alle loro capacità. Spesso però, le cose vanno in modo imprevedibile e quindi può capitare che entrambi passino quasi agilmente i gironi e che si ritrovino a superare sia i sedicesimi che gli ottavi, supportandosi ed incoraggiandosi a vicenda, dandosi appuntamento ad una improbabile finale. Ed invece eccoli lì, tavolo numero 8, valigette aperte e omini sul campo. Si guardano, si sorridono, poi testa bassa sul campo, come fanno quelli bravi, e via a lucidare gli omini per una sfida diciamo, tutta in famiglia. Tutto pronto, Gigi, arbitro designato, ha già risolto la pratica sorteggio e, indossata la pettorina gialla con la scritta “referee”, stretto la mano ad entrambi.

Batte Sandrino. Un’occhiata al cronometro, lo sguardo che passa nervosamente sugli altri campi e poi sugli spalti a cercare lo sguardo della moglie seduta accanto alla moglie di Gian. Gli altri intorno, non contano. Tre, due, uno… gioco. La partita inizia. Entrambi i giocatori sono discretamente tesi ed i primi minuti di gioco sarebbero, indiscutibilmente, da cancellare dalla memoria di tutti i presenti. Siamo ormai a circa metà del primo tempo, Sandro intravede un varco nella difesa avversaria e prova una giocata in velocità ma Gianni intuisce ed effetua una delle sue solite difensive millimetriche.

La palla si appoggia alla sua base. Un momento di silenzio cala sul campo. Gigi esclama, a mezza voce, “fallo”. Sembra quasi una domanda più che un’affermazione ed entrambi i giocatori sollevano la testa e si guardano. Gian, sorridendo, annuisce dicendo “ci sta”, Sandrino, con l’espressione tipica di chi non vuole farsi fregare, ribatte “neanche per scherzo, è cambio tutta la vita”. Gigi, in evidente imbarazzo, resta immobile ed in silenzio nel frattempo che i due amici/avversari risolvono la questione.

Palla a Gianni e via che si ricomincia. Non passa molto ed ecco la stessa situazione ma a parti invertite. Naturalmente l’esito è praticamente lo stesso e Sandro si ritrova a poter ripartire in contropiede, palla dentro per provare un tiro al volo, ma la palla è lenta ed entra appena in area di tiro, ingannando Sandrino, pronto a tirare, e Gianni che va lungo con la difensiva. Un’occasione d’oro. Sandrino fa un bel respiro e si posiziona per tirare. Rete. Una mezza esultanza quasi strozzata, i complimenti dell’amico, lo sguardo verso la moglie, l’occhiolino fatto al ragazzino fermo a bordo campo a guardare e via a riposizionare gli omini.

Gianni tiene la testa bassa, è super concentrato. La alza solo un secondo giusto in tempo, senza saperlo, per farsi fotografare. Si continua ed ormai manca poco più di un minuto alla fine del primo tempo. Una buona occasione per parte poi Gian, quasi fosse improvvisamente posseduto dal mitico Flores, parte dalla sua area e con quattro forse cinque tocchi, butta la palla dentro l’area e tira al volo. Botta all’incrocio e pareggio.

Non urla ma alza il pugno al cielo, Sandro gli da il cinque mentre uno strano personaggio dietro di lui batte le mani sorridendo. Mancano pochi secondi alla fine della prima frazione e, mentre i due avversari raccolgono le miniature per il cambio di campo, il responsabile sport della Federazione, microfono alla mano, elogia la partita del campo numero 8. Gian e Sandrino girano intoro al campo e si posizionano dietro le rispettive porte. Parlottano tra di loro delle fasi di gioco del primo tempo e intanto lucidano con attenzione i loro omini.

L’arbitro invece si è fermato a spiegare ad uno spettatore incuriosito, quale strano gioco stiano facendo in quella palestra un centinaio di persone provenienti da tutta Italia. Ma non c’è più tempo. Tre… Due… Uno… Gioco! Gianni è già partito, sembra davvero determinato a superare l’amico di migliaia di partite. Sandro invece sembra aver perso la concentrazione necessaria ad affrontare l’amico avversario. Sembra distratto o troppo sicuro dei suoi colpi. Gioca in velocità anche quando non serve, perde continuamente il possesso della pallina, rischiando grosso in un paio di occasioni, ma Gian è poco preciso ed il punteggio non cambia.

Undicesimo minuto, Sandro scende in fascia con un omino ma finisce i tocchi e la palla è molto vicina al fallo laterale, con un altro omino aggancia la pallina con un tocco morbido, la base del suo omino è attaccata alla sfera di plastica. Gianni sta per difendere e Sandrino allora spizza la pallina spedendo l’omino a liberarsi verso l’area di tiro. Colpisce un omino fermo ma anche l’omino appena mosso da Gian. Da regolamento è fallo. Ma per chi? Gigi ferma il cronometro e si gira verso il tavolo del capo arbitro e si ritrova davanti il responsabile Sport della Fisct. Deve spiegargli l’azione e farsi indicare quale decisione prendere a norma di regolamento.

Qualche minuto per ragionare e poi decisione presa, fallo a favore di Sandro. Palla comoda in area di tiro, rasoterra maligno sul secondo palo e Sandrino esulta per la seconda volta. Mancano orma tre minuti e la tensione è arrivata al punto massimo per tutti i protagonisti. Si lotta su ogni pallina. Gianni in modo più frenetico, Sandro cercando di far passare i secondi.

Ma Gian e Sandrino sono amici da troppo tempo, quindi Sandro non se la sente di fare la cosiddetta “melina” e, a poco più di un minuto dal termine, invece di guadagnare una sacrosanta rimessa laterale, perde il possesso della sfera in malo modo. Gianni potrebbe approfittarne, ma si ferma alza la testa e gli chiede a mezza bocca: “Ma sei scemo? perché non hai preso il laterale?” Sandro abbozza un mezzo sorriso e risponde: “Lo sai… se fosse stato un altro, forse… ma con te, neanche sotto tortura”. I due si guardano, poi Gian cerca un lancio lungo ma è una bordata che spedisce la pallina fuori campo, regalando una rimessa dal fondo a Sandro e probabilmente bruciando l’ultima possibilità di pareggiare.

Suonano i cronometri in tutta la sala. Tempo scaduto. Sandrino e Gian si abbracciano, dietro di loro uno spettatore e un ragazzino applaudono mentre un giornalista scatta qualche foto col cellulare. Anche se formalmente c’è un vincitore ed uno sconfitto, in realtà nessuno ha perso.

O no?


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