Mi hanno molto incuriosito le dinamiche fattuali connesse alla recente approvazione del nuovo Statuto della FISCT.

È noto che uno Statuto – dal latino statutum, participio passato del verbo stauere che letteralmente significa stabilire – nell’accezione del Diritto rappresenta un atto giuridico-normativo ineludibile che regola e statuisce per l’appunto tutto ciò che attiene all’organizzazione ed al funzionamento secondo crismi ben precisi di un’associazione no profit, di un ente morale, religioso, di una società imprenditoriale a responsabilità limitata, di una società per azioni atque similaria.

Nondimeno, per quanto ovvio, anche la FISCT ha l’obbligo di essere retta da uno Statuto di cui nella fattispecie della recente revisione e approvazione.

Ordunque, l’Esecutivo in carica, dovendo procedere alla posa in opera di un nuovo Statuto, in piena trasparenza, correttezza e correntezza comportamentali e operative, una volta redatta e resa fruibile e leggibile la bozza definitiva, ha provveduto anzitempo a trasmetterla alle Associazioni Socie affinché potessero analizzarne e discuterne il contenuto nelle sedi, nei giorni e attraverso le modalità rituali e preordinate, statuite e comunicate alle medesime Associate.

Senonché nessuna, nessuna ribadisco, ante deliberazione ha ritenuto di richiedere, aprire e avviare un dibattimento, un confronto costruttivo su forma, sostanza e merito.

Ne consegue, per chi vi scrive e non solo, che era lecito ritenere che tutti avessero letto con attenzione la relativa bozza ritenendola adeguata se non perfetta, per poi conseguentemente approvarla all’unanimità, con cognizione di causa e coerenza comportamentale.

E invece a conti fatti viene fuori che lo Statuto è stato sì approvato – e ci mancava pure aggiungo io – (il primo Statuto decoroso dopo oltre un ventennio) ma che alcune Associazioni hanno votato contro e qualcuna si è astenuta.

Riflettendoci mi è immediatamente sovvenuto un parallelismo con l’attività di un adviser di un’impresa chiamato ad adempiere un incarico analogo il quale, alla stregua di quanto correttamente posto in essere dall’Esecutivo FISCT in carica, redige una bozza del lavoro da svolgere (qualunque esso sia), convoca i Soci, il CdA, il Collegio Sindacale, apre un dibattito per poi addivenire alla stesura definitiva ed alle successive approvazione e pubblicazione.

A tal uopo è sin troppo evidente che chi concorda in toto su forma e contenuti legge con la massima attenzione, ne prende atto ed esprime il proprio consenso. Ma, di converso, chi non concorda o ritiene il documento modificabile in parte o in toto, lo manifesta, lo motiva e lo discute collegialmente e previamente nelle sedi opportune di cui sopra.

Ciò al fine di confrontarsi sugli argomenti in trattazione e addivenire, fosse anche dopo annosi e prolungati dibattimenti, alla stesura finale del documento de quo.

Orbene, tornando allo Statuto FISCT, acclarato che chi ha votato a favore ne ha condiviso in pieno il contenuto, mi risulta invece che nessuna delle poche associate contrarie abbiano motivato, aperto un dibattito cum granu salis come sopra argomentato, limitandosi semplicemente ad esprimere il diniego in sede di voto.

Inadeguatezza di competenze di merito? Se fosse questa la motivazione sarebbe stato logico astenersi o votare a favore per non saper né leggere, né scrivere.

Assoluto menefreghismo verso l’argomento? Anche in questo caso più probabile propendere per l’astensione o seguire il gregge.

Disaccordo totale o parziale sul contenuto? Se così fosse stato perché restarsene in silenzio e poi votare no? Sarebbe un comportamento contrario ad ogni più elementare logica di compartecipazione e condivisione delle attività associazionistiche di cui ampiamente quivi in trattando.

E allora, si chiede l’uomo della strada, qual è il motivo?

Non lo so, bisognerebbe chiederlo a quelli che hanno votato no.

Ma una riflessione mi sovviene, ancorché frutto di un mio personalissimo e perciò opinabile e auspico erroneo convincimento.

Qualora dietro il NO si mal celassero ancora oggi motivazioni per così dire di natura “politica”, “storica”, “opportunistica”, “di ripicca”, “di comodo”, eventualmente “di comune intesa con talaltri” (per fortuna pochi), giustappunto per fare da bastian contrari in considerazione di permaste idiosincrasie ataviche o fattispecie similari, costoro avrebbero perso un’altra occasione per abbandonare il passato e rivolgere lo sguardo al futuro. Ed essere grati e riconoscenti nei confronti di un Esecutivo, quello attuale, che finalmente si sta prodigando e profondendo energie, tempo e dedizione gratuiti per il bene del movimento che poi è il bene di tutti, operando con unità d’intenti e condivisione assoluta, nella piena applicazione dei principi normativi che regolano il funzionamento di un’Associazione no profit qual è la FISCT.

Saranno miei retropensieri malsani? Una mia idea del tutto sbagliata? Una mia supposizione preconcettuale, frutto di un volo pindarico del tutto avulso dalla fattualità degli scenari che hanno indotto i pochi dinieganti a votare no?

È molto probabile che lo siano e sarei il primo ad esserne felice qualora la verità risiedesse completamente al di fuori di queste poco edificanti supposizioni.

Ad ogni buon conto, come diceva il Principe della Risata: “E’ la somma che fa il totale”. E per attualizzare questa massima all’argomento de quo direi che la maggioranza assoluta dei SI contro alcuni NO e qualche astenuto conferma che l’Esecutivo e il team di consulenti a supporto, hanno lavorato non bene, ma benissimo e ad essi devono andare il nostro plauso e il nostro ringraziamento per tutto ciò per cui si stanno alacremente adoprando.

Dott. Prof. Rosario Ifrigerio
23.03.2021


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