I numeri non mentono mai. Da quando è ufficialmente ripresa l’attività agonistico-sportiva di alto livello, il quadro della situazione e la bilancia pendono nettamente, senza se e senza ma, a favore dei subbuteisti classici, in particolar modo per ciò che attiene alle manifestazioni che vedono impegnati singolarmente i partecipanti.

Così è stato a Bologna, così sarà prossimamente a Subbuteoland per finire a metà novembre con Roma. Numeri roboanti nell’evento felsineo ed in quello in realizzando di Reggio Emilia, già abnormi in vista della manifestazione capitolina per quanto manchi ancora un mese circa alla due giorni organizzata dalla Società Sportiva Lazio.

Sul fronte “squadre”, di converso, “il piatto piange”. I numeri sono impietosi, evidenziano il minimo sindacale nella disciplina tradizionale e, ahimè, penosi in quella moderna.

Si suole sovente parlare e disquisire più di Calcio Tavolo che di Subbuteo (a cominciare da chi vi scrive). Orbene, è arrivato il momento di dare “a Cesare quel che è di Cesare”. E in questo caso non c’entrano né il mio compagno di squadra Santanicchia, né il Prof. Natoli. Piuttosto sono da rimarcare i tanti subbuteisti che hanno invaso e, siamo certi, continueranno ad invadere le location d’Italia.

Proviamo ad addentrarci nelle pieghe di un problema molto serio e per certi versi gravi e ipotizzarne la relazione causa/effetto.

Zeugo Subbuteo Croazia

Malelingue calciotavolistiche

Le malelingue calciotavolistiche giustificano lo status quo in modo spicciolo e denigratorio: “Gli scarsoni abbondano a Subbuteo, c’è meno agonismo, più relax e soprattutto, per le dinamiche intrinseche del gioco, è impossibile prendere delle imbarcate”. E poi: Back al volo? Ma cos’è? Si rimette tutto al punto di partenza e il difensore perde una mossa?”.

Per finire con considerazioni circa “l’inefficacia di un portiere di risibili dimensioni che rende impossibile qualsiasi tentativo di parata rispetto ad un tiro effettuato anche solo con un minimo di tecnica elementare”.

Di contro se gran parte di costoro che si cimentano oggi nel gioco di un tempo che fu, provassero a tuffarsi nel circuito iper tecnico e iper professionale del Calcio Tavolo, dopo mezza partita e una gragnuola di reti sul groppone, abbandonerebbero la contesa per manifeste delusione e sconforto.

subbuteo lw

Malelingue subbuteistiche

Le malelingue subbuteistiche, dal canto loro, preferiscono porre l’accento sulla surrealtà di un gioco caratterizzata da argomentazioni che vertono su concetti del tipo: “la palla la prendono tutti e da qualsiasi distanza”; “i portieri sono giganteschi e possono opporsi al tiro anche restando sospesi”; “le basi sono talmente piatte da rendere il gioco poco interessante”; “la modernità ha fatto sì che venissero meno quelle componenti autoctone e nostalgiche del gioco” e via discorrendo.

La verità è che né le une, né le altre supposizioni/osservazioni, sono rispondenti all’attuale realtà dei fatti.

Ben più facilmente credo che le motivazioni vadano ricercate altrove e più precisamente:

  1. Nelle difficoltà finanziarie di tanti club;
  2. Nella precarietà lavorativa di tanti tesserati;
  3. Nell’azzeramento degli stimoli da parte di tante Associazioni;
  4. Nelle difficoltà familiari, economiche di quotidiana e ordinaria gestione.

Ad ogni buon conto e quali che siano i motivi dominanti, sovviene spontanea una domanda: “Che fine hanno fatto i club calciotavolistici posti a Sud di Roma rappresentanti, all’incirca, una percentuale sul totale delle associazioni, pari al 70%? Sono spariti tutti?

E dove sono finiti i sodalizi romani, quelli calabresi, i pugliesi e i siciliani?

L’elenco sarebbe lunghissimo, si fa più in fretta a menzionare le Regioni nella loro globalità che non le singole associazioni.

D’altra parte, non è che al Centro-Nord le cose vadano meglio, restando sempre in ambito calciotavolistico.

ll Major di Bologna, ad esempio, uno degli eventi più importanti della stagione – se non fosse stata per la presenza di alcuni club stranieri, della Salernitana che ha presentato due squadre e dei padroni di casa, del pari ai nastri di partenza con due quartetti – probabilmente avrebbe dovuto fare a meno della competizione a squadre.

Sembrerebbe incredibile ma è andata proprio così. Associazioni con sede in Emilia-Romagna (al più distanti dai 30 ai 50 km. dal capoluogo) non hanno partecipato, mentre sono arrivate squadre dalle lontanissime Grecia e Malta.  

Non di molto diverso lo scenario a Reggio Emilia nel recente evento riservato al calcio tavolo. Di tutt’altro tenore, invece, la situazione che si prospetta nel prossimo week end in cui si giocherà a Subbuteo Classic. I numeri, benedetti numeri, non mentono mai.

Non resta che l’auspicio di un futuro migliore e, beninteso, mi piacerebbe solo pensare che la motivazione principale quivi descritta e argomentata, non risieda in quel qualcosa di cui non vale più la pena parlarne.

O perlomeno lasciamo che a parlarne siano personaggi dello spessore di Maria Giovanna Maglie, Daniele Capezzone o il superbo Prof. Sgarbi.

A tal proposito e a beneficio dei consueti denigratori e a tutti coloro che si presume riprendano a frequentare il circuito il 1° gennaio del 2057, ricordo, ad abbundantiam, di non inalberarsi, di mantenere un decoroso contegno e di evitare commenti che travalichino i confini dell’educazione e della libertà di pensiero considerato che viviamo in un paese democratico fino a prova contraria.

A costoro rimembro, altresì, che lo spazio settimanale affidatomi su questa testata attiene alla trattazione della materia politica riconducibile all’ambito subbuteistico ed è normale che di questo parli e su questo v’intrattenga.

Se mi fosse stato affidato l’incarico di disquisire sulla pizza napoletana o sui Maestri Ajacida di calcio e di vita che hanno fatto e continuano a fare la storia, Vi avrei fatto sognare accompagnandovi in due posti meravigliosi che a tali ambiti appartengono.

“Così è se vi pare”, recitava Pirandello.

Così è se vi piace, recita chi vi scrive.

Rosario Ifrigerio
28.10.2021

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