Innanzitutto mi corre l’obbligo di ringraziare Marcello Tonarelli, Giuseppe Rosini, Salvatore Cotronei, Tommaso Tricoli e Vittorio de Pascale, disponibili ed indispensabili nella stesura di questa seconda parte.

Affiliato tra marzo ed aprile 1974 era il già citato Club Subbuteo Reggino, che svolse attività regolate per un decennio (foto 1).

Foto 1

Oltre a campioni menzionati nella prima parte, Francesco Modafferi, Bagnato, Cundari e la promessa Averna, furono gli altri forti giocatori nelle sue fila, sul finire degli anni Settanta e nei primi anni Ottanta.

Trascorsi altri venti anni, circa, un nuovo sodalizio sorse nel capoluogo calabrese, l’ACT Reggio 2004, registrato come ASD il 28 dicembre dell’anno contenuto nella denominazione.

Presidente ne era Mario Taverriti e tra i fondatori figurava Salvatore Cotronei.

Lo stesso ci ha fornito queste informazioni e ci ha narrato della visita gradita ai loro raduni di gioco di Mario ed Antonio Del Pozzo (co-fondatore – assieme a Giuseppe Napoli – il padre, e giovanissimo titolare nela prima Coppa Italia del 1977, il figlio, in foto 2, in ordine da sinistra con anche Salvatore Cundari) e degli altri gioielli di prima squadra di quel periodo, Daniele Lopresto, Bruno Bagnato e Salvatore Cundari, (con altri in foto 3).

Foto 2 -Reggio Calabria 18 novembre ’05
Foto 3 – Reggio Calabria 2 gennaio ’06

Questo costituisce un legame, se non formale, quantomeno storico-affettivo tra le due realtà.

Del Reggio Calabria 2004, che ultimamente, nel 2016, ha sospeso la sua partecipazione all’attività federale, dal 2005 fecero pure parte Massimo Averna (plurititolato junior dei primi anni Ottanta) e l’attuale presidente FISCT Pietro Ielapi, che in gioventù, dal 1977, aveva fatto parte, anch’egli del glorioso Club Subbuteo Reggino.

Incuriosito dalle primissime pubblicità su Topolino del gioco (autunno ’71), Marcello Tonarelli ebbe modo di averne visione concreta solo nella primavera del 1972, poiché, accompagnando sua madre agli uffici del Comune di Firenze, passò davanti al negozio più fornito della città, il Dreoni Giocattoli in via Cavour.

Mi ha raccontato Marcello di una lunga fila di bambini davanti alla vetrina nella quale faceva bella mostra “la riproduzione in perfetto stile di uno stadio inglese anni ’70, ovviamente tutto Subbuteo” (tra virgolette esattamente le sue parole).

Il primo suo compagno (di classe) che, però ricevette in regalo (per la promozione) il Subbuteo fu Gianni Tei (giugno 1972).

A Natale un altro suo amico, Massimo Bitossi, ricevette una “Continental Club Edition”.

Tonarelli ebbe, infine, la sua di “Continental Club Edition” (comprata alla Modial Toys in Piazza Stazione) come premio per promozione scolastica nel maggio 1973.

Ritrovatisi i tre amici il 3 giugno 1973, appena finita la scuola, diedero vita al Club Subbuteo Firenze.

Ad essi si aggregarono da subito Paolo Langè, Stefano Sancilio, Riccardo Zavatti, Marco Marinari ed a seguire pure Jacopo Festoso e Jacopo Ciampolini.

In un tempo successivo, scrivendo a Parodi, ricevettero dalla segreteria FICMS un comunicato con l’elenco dei club italiani.

A Firenze ne trovarono, egli dice, tre (ma preesistenti a loro ne risultano almeno 4 n.d.r) e con uno, il (quasi omonimo) Subbuteo Club Firenze, di tale Marco Falciani, fu anche possibile organizzare un incontro amichevole, giocato “in trasferta”, a Rifredi, in una stanza dell’ufficio del padre di Falciani.

Del periodo iniziale della attività toscana va pure detto che il responsabile regionale era Stefano Giaconi e che, grazie al sostegno del già menzionato maggior negozio di giocattoli in centro di Firenze, venne organizzato il “Torneo Dreoni”.

Giocato anche da Beverini, fu vinto dal genovese, da cui Tonarelli perdette in semifinale.

Sospesa la partecipazione a competizioni ad inizio anni Ottanta, la si riprese nel 1986 contattando il Club Subbuteo Florence di Emanuele Cattani.

L’accorpamento dei due nuclei si compì per la partecipazione alla stagione 86/87 con la denominazione di cui sopra.

Già, però, per la stagione successiva, per fronteggiare la forza d’urto del club di Nola (vedi terza parte) fu concepito e realizzato il progetto Granducato di Toscana (da qui il terzo cambio di nome, foto 4).

Foto 4 – maglie Firenze

Il nuovo nome scelto per il sodalizio nasceva come diplomatico compromesso affinché i migliori elementi toscani non fiorentini – che mai avrebbero accettato di giocare sotto il nome di Club Subbuteo Firenze (o Florence che sia), pur sapendo bene che se non avessero unito le forze non avrebbero mai vinto il campionato a squadre – fossero disponibili a giocare insieme.

Tuttavia, di tutti i giocatori invitati a far parte di quella “nazionale regionale” (fra gli altri il pratese Giampaolo Borgioli, i fratelli carraresi Marco ed Alberto Vatteroni, i fratelli pistoiesi Maurizio e Roberto Coen, il senese Fabio Fusi ed i montecatinesi Marco Bechini e Francesco Biagini), solo il forte Alessandro Benedetti di Monsummano, del Club Subbuteo Black Devil, accettò la proposta di gareggiare a fianco di futuri compagni di squadra tutti provenienti dal capoluogo di regione toscano.

Tra essi citazione d’obbligo per Jacopo Festoso, Emanuele Cattani, Gianluca Grementieri e Giuseppe Rosini.

Buona la prima uscita nel 1987/88, con il secondo posto.

Piazza d’onore anche la stagione successiva, trasformata, però, poi, in scudetto (foto 5), a seguito di irregolarità nella formazione dei genovesi, in un primo momento risultati vincitori.

Foto 5 – Il Granducato Toscana campione d’Italia

Il Granducato di Toscana gareggiò fino al 1992 (anche se in alcuni documenti del comitato toscano, però, C.S. Firenze fu il nome con cui continuò, curiosamente, a figurare anche nel periodo ’88-’92).

A fine ’92 il club tornò alla denominazione originaria e giocò l’ultima selezione interregionale nel 1994.

Nel 2002 fu fondato il Subbuteo Club Firenze, che partecipò alla serie C FISCT schierando Faraoni e Zagli ex-giocatori del Granducato.

Anche Emanuele Cattani avrebbe aderito alla nuova realtà fiorentina.

Poco tempo fa su mia esplicita domanda a Tonarelli (che per la cronaca fu vicepresidente AICiMS e primo presidente FISCT) se fosse possibile considerare il sodalizio gigliato sorto all’inizio del terzo millennio come legittimo prosecutore di quel nucleo del 1973, mi sono sentito rispondere testualmente: “assolutamente sì”.

Oggi la denominazione ufficiale risulta di nuovo e da tempo C.S. Firenze.

Arduo sarebbe, invece, riscontrare continuità storica tra quello Stella Rossa Cosenza del 1978, club di Paolo Carravetta e, nel tempo, di Grandinetti, i fratelli Torano e poi Cuzzocrea e l’odierna A.S. (Agonisti Subbuteo) Cosenza.

Infatti, tale club attuale nasce dal Bruzia Calcio Tavolo – sorto nel 2010 e fondato da Tommaso Tricoli (in foto 6 agli italiani FICT del gennaio 1988 ed a cui dobbiamo questo resoconto), Colella, Gentile e Pellegrino, che provenivano, da Paola, i primi due, e gli altri due da Cosenza – e dal Cosenza Calcio Tavolo (costituito a cavallo degli anni 2000) che era il club di Carravetta e Cuzzocrea.

Foto 6 – Tricoli, gennaio ’88

E questo secondo, sì, era diretto discendente dello Stella Rossa, ma che si era pure sciolto dopo qualche tempo, quando Carravetta e Cuzzocrea avevano preso la strada di Biella.

4 anni fa con il ritorno dei due al Bruzia, questo fu rinominato come AS Cosenza.

L’unica cosa che, quindi, vi è in comune tra le due realtà cosentine è la presenza di Carravetta e Cuzzocrea.

Fondato nel 1979 (e gestito da Daniele Piazza e con anche Fabio Abate nelle sue fila n.d.r.) lo Stella Artois svolse attività regolare almeno fino al1982, poi, come dichiarato in un’intervista del maggio 2011 da Stefano Buzzi “si fuse” coi Diavoli di Milano.

Per saperne di più, non tanto sulle modalità di integrazione tra i due club meneghini, quanto sull’epopea del sodalizio “diabolico”, ci siamo avvalsi della minuzioso e documentato racconto di Vittorio de Pascale, che in quella squadra vincente fu, a suon di risultati, catapultato.

Fu, infatti, anche grazie alla sua smagliante forma nella stagione 1980, che si determinò il non preventivato passaggio (per lui che aveva iniziato nel 1976 col Fiera Campionaria, per poi passare ai Cioccolato) al club, poi campione di Coppa Italia.

Andando per ordine, però, i Diavoli furono creati nell’autunno del 1979.

Ne riporta l’esistenza “La Voce del Comitato” (mensile del comitato regionale lombardo) del novembre di quell’anno.

Inoltre, Riviera Notte (settimanale di Savona), in articolo su di un torneo interregionale, organizzato dai locali dell’SC Andreia, che a dicembre fu giocato nella cittadina ligure, menziona Carlo Signorelli e Tommaso Barina (appartenenti ai Diavoli di Milano) come finalisti della competizione.

Furono proprio questi due, provenienti anch’essi dal Fiera Campionaria, a dare vita al nuovo club.

Signorelli (primo presidente e responsabile pure del comitato lombardo in quel periodo), Barina, Giancarlo Potecchi, Attilio Stocchi ed il nostro prezioso “consulente storico” Vittorio de Pascale vinsero, nel primo anno di attività agonistica dell’SC Diavoli, come detto, il massimo titolo federale a squadre (foto 7).

Foto 7 – Diavoli campioni 80

Solo secondo posto la stagione seguente, quantunque giocando le finali in casa.

Fusione con quelli del Quadriga (probabilmente dal nome di una marca di bici da passeggio e per bambini, con un punto vendita, al tempo, in un noto negozio di corso Magenta, 2, n.d.r.) e nuovo successo nel 1983 (nell’ ultima edizione della Coppa Italia a squadre FICMS) sotto la presidenza di Alessandro Lisimacus.

In prima squadra i, poi, campioni furono i fratelli Potecchi, soprattutto Adriano (il minore), Valerio Placanica ed Emanuele Funaro (n.d.r.).

Una seconda formazione (denominata Diavoli “Qui Quo Qua”, dal nome della cartoleria-giocattoli sponsor, sita in via Vitruvio, 5), composta da Signorelli, De Pascale, Lisimacus, Dodi, Tardella e Stocchi raggiunse la finale regionale.

Nella stagione 1984/85, con Alessandro Rossi presidente, partecipazione di diritto alla prima serie A, con in rosa Signorelli, Alessandro Dodi, De Pascale, De Prisco, Rossi, Lisimacus e Francesco Tardella.

In questa edizione, il 27 gennaio 1985 (7° turno del girone nord, giocato in via Andrea Costa, a casa di Rossi), de Pascale ottenne un onorevole, quanto inutile 2-2 con Edoardo Bellotto, che con lo Jägermeister di Mestre sarebbe andato avanti in quel campionato, vincendo pure lo scudetto.

Nella stagione 86/87 fu raggiunta la semifinale con sconfitta ad opera di Perugia, poi campione.

Nel 1987/88 canto del cigno per i Diavoli, usciti, schierando Signorelli, Rossi e lo junior Conti, agli ottavi, sconfitti dal Granducato di Toscana.

Probabilmente fu questa la stagione dopo la quale si produsse lo scioglimento del club.

Fu anche la prima stagione dell’AICiMS, di cui Carlo Signorelli fu primo presidente ed Alessandro Rossi uno dei vicepresidenti (nel 1993, nei giorni del 18 e 19 settembre, in occasione del primo campionato europeo FISTF, tenutosi a Verviers (Belgio), quest’ultimo subentrò nel board al posto di Allan Cook come responsabile di marketing e comunicazione).

E fu, inoltre, sempre secondo quanto disse Buzzi, pure la stagione della ricostituzione dello Stella Artois (foto 8).

Foto 8 – Stella Artois 1979

I milanesi, del prode Gianluca Galeazzi, sono l’unico club sino ad ora ad aver, dal 1995, sempre preso parte al campionato di serie A FISCT.

In conclusione, di questa seconda parte esponiamo gli elementi con i quali, secondo noi, si attribuisce continuità storica ad un’associazione:

  • la presenza nel successivo sodalizio di almeno uno dei fondatori del precedente o di un dirigente o di un numero cospicuo di giocatori;
  • il mantenimento, o la ripresa, della stessa denominazione sociale;
  • da quando esistono le categorie, la conservazione, la trasmissione od il recupero del titolo sportivo.

Non tutti e tre gli aspetti debbono essere necessariamente soddisfatti e, chiaramente, ce ne potrebbero essere anche altri.

È evidente che, a fronte di difformi coerenze, talora del tutto soggettive, è difficilmente valutabile la relazione tra l’antico e l’odierno club.

Quindi qui in alcuni casi se n’è raccontato solo a titolo di curiosità, lasciando ad ognuno, nei casi dubbi, la discrezionalità di considerare le cose come meglio crede.

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