Questa settimana, per ricondurmi all’ambito politico-subbuteistico, prendo spunto da un quesito che qualche giorno fa il mio mentore e amico editorialista di un noto quotidiano nazionale mi ha posto:

D. Ma tu, da stimato sovranista, ti senti più vicino all’attuale germano Guglielmo Alessandro erede al trono della Regina Beatrice dei Paesi Bassi o ai regnanti al tempo delle Due Sicilie?

R. Ad entrambi, gli ho risposto, sotto il profilo dell’ideologia politica, ancorché appartenenti ad epoche storiche diverse e imparagonabili sotto il profilo economico e sociale.

Per chi non avesse confidenza con la storia antica, rimanendo in ambito nazionale senza scomodare né la Regina Beatrice (la donna più amata al mondo, prima ancora che la Regina Elisabetta), né la sua meravigliosa dinastia, sottolineo sinteticamente, onde evitare di tediarvi in una lezione di storia antica, che il Regno delle Due Sicilie era uno dei più antichi stati italiani, sorto sotto la casa di Svevia e rimasto tale fino all’unificazione definitiva della penisola italiota. A Napoli regnavano i Borboni, con Re Carlo in prima linea, attraverso un Regno per l’appunto che, grazie alla Sicilia ed alla successiva esautorazione degli austriaci, divenne napoletano a tutti gli effetti. Tant’è che, secondo quanto si legge e si studia sui libri di storia antica, i regnanti dell’epoca parlavano perfettamente il dialetto partenopeo.

Orbene, ripensando a ciò, riguardo alla recente due giorni relativa all’evento calciotavolistico e subbuteistico tenutosi nella terra del Presidente Marinucci, nel guardarmi intorno, sono stato colto da un sentimento di grande dispiacere e da una sensazione di interiore sconforto non incrociando nessun rappresentante di club napoletani e siciliani.

Auspico con estrema sincerità che la loro generalizzata e totalitaria assenza sia da ascrivere unicamente a questioni legate alla distanza che separa Bologna con il Regno delle Due Sicilie.

Qualora così non fosse ci si troverebbe innanzi ad un vero disastro: pensare al movimento del nostro microcosmo senza i Fratelli La Torre e i suoi fenomenali ragazzi di Barcellona Pozzo di Botto, senza il Prof. Natoli e Messina tutta, senza l’inarrivabile Massimo Bolognino, senza gli straordinari Fighters dei Coach Battista e Ciccarelli, sarebbe come se al festival di Cannes mancasse Julia Roberts o Penelope Cruz, oppure se ad un evento internazionale riservato alle star del cinema e della bellezza non fosse presente Monica Bellucci.

Sicuramente per qualcuno risulterò di parte, ma nulla nasce per caso, men che meno dall’oggi al domani. Di converso per molti altri che mi conoscono bene – consci del mio amore sconfinato e della mia immarcescibile inclinazione non solo verso quelle terre tanto straordinarie per bellezza paesaggistica e turistica, quanto soprattutto per coloro che ho avuto modo di conoscere e apprezzare in questi anni, per tanti o forse meglio ancora per tantissimi di noi inarrivabili – sanno bene a cosa mi riferisco.

Ma, a dirla come il mio editorialista, rispetto ai primi chissenefrega, l’importante è che leggano i secondi.

Su una cosa in particolare potrebbero esserci due risposte del tutto similari, dall’apparenza ridondanti e ripetitive, ma nella sostanza pertinenti e necessarie:

  1. Speriamo che a tirar troppo la corda qualcuno di loro non si sia stufato, primi fra tutti i tanti giovani campioni siciliani;  
  2. Speriamo che a tirar troppo la corda non si sia stufato pure il Prof. Natoli, un uomo che, insieme a Francesco e Concetto La Torre, hanno fatto tutto e più di tutto per il nostro microcosmo, crescendo ragazzini, togliendoli dalla strada, sacrificando tempo, famiglia e impegni professionali a vario titolo.
subbuteo club pozzo di gotto

Per l’appunto FRANCESCO E CONCETTO LA TORRE:

Dei primi è persino superfluo parlarne: basta ripercorrere la storia del club di Barcellona, dove sono arrivati nel corso degli anni, cosa hanno vinto e cosa rappresentano nel panorama calciotavolistico mondiale.

Due amici fraterni, potrei dire due fratelli veri ma qui, con gli argomenti in trattazione, la fratellanza c’entra poco, sono i fatti a parlare e se è nata una stima e un affetto infinito sono stati i fatti a far sì che ciò maturasse.

IL PROF. NATOLI:

cesare natoli subbuteo

Ciò che ha fatto e fa tuttora per il movimento, per tutti noi, per la promozione, per la diffusione sui social, per le continue attività di diffusione e divulgazione nel sociale prima ancora che sul piano meramente del gioco/sport sono un patrimonio del nostro mondo, ove possibile oserei dire “un patrimonio dell’Unesco”, parafrasando paragoni a cui non di rado giornalisti e cronisti del mondo del pallone si lasciano andare.  

Per quei pochi, pochissimi che non avessero mai avuto il piacere di conoscerlo tengo a precisare che il Prof. Dott. Cesare Natoli è laureato in Filosofia e Musicologia, è diplomato in Pianoforte. È titolare di una cattedra di filosofia e storia in un Liceo di Messina. È autore di numerosi saggi e articoli di carattere filosofico e musicologico. È uno scrittore di assoluto livello autore di molteplici libri e monografie. Vi segnalo l’ultima fatica, un libro tutto da leggere, dal titolo “COVID, LE CINQUE LETTERE DELLA FOLLIA, all’interno del quale v’è un capitolo che andrebbe letto tutti i giorni e scolpito su una pietra, dal titolo “la fabbrica del terrore”. È, altresì, giornalista pubblicista ed inoltre è Dottore di Ricerca in Metodologie della Filosofia nonché membro del Direttivo di un Centro Studi di Filosofia di Messina.

Cosa c’entra quanto sopra riportato sul Prof. Natoli con il Subbuteo?

Nulla, ma come dice sempre il mio mentore: ogni tanto, quando scrivi, prenditi un po’ di gratuita libertà, eleva la tua mente, esula dalle trattazioni che ti sono state affidate nel tuo spazio settimanale ed esprimi ciò che il tuo cuore e la tua sensibilità ti suggeriscono.

E a proposito di questo, nonostante il mio background curriculare, accademico e dottrinale, qualora mi chiedessero: “se potessi nascere di nuovo, chi vorresti essere?”

Senza il benché minimo indugio risponderei: CESARE NATOLI, IL PROFESSOR CESARE NATOLI.

Anche se non soprattutto a questo e per questo il CDT e il SUBBUTEO servono ma a condizione di aver avuto in dono quelle peculiarità e quei sentimenti che nel mondo di oggi non esistono più, figurarsi nel nostro microcosmo.

Tra un mese, tornerò finalmente nell’estremo Nord del paese avvicinandomi alla terra dei tulipani che io e la mia famiglia amiamo sconfinatamente. Il mio incarico quinquennale a Roma è finito e a gennaio partirà quello nuovo, dovrebbe essere l’ultimo data l’età avanzata. 

Ma poco cambia: potrò anche trasferirmi sulla Luna o su Marte, qualora e semmai un giorno dovessero essere abitabili, il PROF. NATOLI rimarrà sempre il mio punto di riferimento, ieri, oggi e domani.

Rosario Ifrigerio
07.10.2021

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