Tra i numerosi meriti attribuibili a Charles Darwin sul quale tutti dovremmo conoscerne genesi e caratterizzazione di pensiero, senza alcun dubbio va a priori evidenziata la sua teoria evoluzionistica fondante su tre presupposti fondamentali:

Statua originale! 😀
  1. La riproduzione di tutti gli organismi viventi che si si riproducono con un ritmo tale che, in breve tempo, il numero di individui di ogni specie potrebbe non essere più in equilibrio con le risorse alimentari e l’ambiente messo loro a disposizione;
  • Le variazioni tra gli individui della stessa specie con ampia e diffusa versatilità dei caratteri; dai più lenti ai più veloci, da più avanzati ai più retrogradi, dai più chiari a scuri, e così via;
  • La selezione, ovvero l’esistenza e la predominanza continua di una lotta per la sopravvivenza tra gli individui all’interno della stessa specie e anche con le altre specie. Nella lotta sopravvivono gli individui più adatti, cioè quelli che meglio sfruttano le risorse dell’ambiente e generano una prole più numerosa.

Di certo a quei tempi il più famoso discendente di una famiglia anticonformista per antonomasia aveva, evidentemente, già previsto che la specie umana eccellesse, in particolare per ciò che concerne il terzo assunto ma forse o per meglio dire, non aveva previsto quale interpretazione ne traesse il genere umano, a differenza degli animali i quali, facendo principalmente leva sull’istinto, meglio si confacevano ai suoi studi ed alle sue scoperte.

Ma tant’è, la storia insegna e l’Italia tanto per cambiare non si smentisce mai nei modi e nei comportamenti della stragrande maggioranza della sua stirpe al punto da issarsi, come sempre in casi di specie, sul podio dei migliori. 

Una sorta di elevazione alla massima potenza della stupidità, del chi sei tu, del non sai chi sono io, di chi, ignorante, definisce ignoranti gli altri e via discorrendo.

In un mondo così malsano che evidentemente non ha ben compreso cosa passava per la testa di Darwin, non fa di certo accezione il nostro microcosmo subbuteistico.

Beninteso Charles Darwin nella sua teoria affermava che nella lotta per la sopravvivenza prevalevano gli individui più adatti, non quelli che necessitano di sentirsi importanti per malcelare le loro debolezze o quelli che credono di sfogare su un panno verde tutte le loro frustrazioni.

E neppure coloro che si professano amici fidati, fratelli o fratè per usare un gergale tanto comune quanto di circostanza, tipico del Sud Italia per poi al tirar delle somme, finire con l’essere tutt’altro !

A tal proposito, aldilà della lingua e degli amicali incontri durante un evento o nel bar della location, provate a cimentarvi in un esercizio da sempre vincente:

in una qualche occasione particolare, ad esempio a Natale, evitate di essere voi primi ad inviare il messaggio di augurio, che si tratti di familiari, parenti, amici del quotidiano e, ai fini de quo, di subbuteisti con i quali amabilmente e fraternamente vi intrattenete in ogni dove e in ogni ambito de visu o virtuale poco cambia.

Restate fermi e prendete nota di quanti, a differenza di quel che fate di solito voi per primi, hanno un pensiero per voi e si ricordano di telefonarvi o perlomeno inviarvi un messaggio. Fatelo dal prossimo Natale e analizzate i risultati.

Rimarrete increduli, in negativo s’intende, il rapporto, senza tema di smentite, sarà 1 a 60. Comincerete a chiedervi: “ma come? ma possibile che? ma se non gli scrivo io neppure si ricorda? E via discorrendo.

E allora un consiglio da amico: diventate anche voi darwiniani facendo rigorosa selezione del genere umano e diffidando di tutti e di tutto tranne di quei pochissimi che amici lo sono per davvero e che men che meno si dimenticherebbero di farvi gli auguri.

A titolo di esempio il Presidente Piero Ielapi, il Prof. Cesare Natoli, i fratelli Francesco e Concetto La Torre, i Pierceleste e Luca Zambello, il Prof. Luca Di Lullo, i Lucio Canicchio sono un’eccezione, ma i succitati appartengono ad un’altra categoria, ad un altro livello umano e, qualora me ne fossi dimenticato qualcuno, ad ogni buon conto non arriverebbero a dieci. Tutto il resto è di circostanza, è occasionale, è banale.

A ciascuno i suoi nomi ma la sostanza non muta, similia cum similibus, nel bene (pochissimi), nel male (un’enormità).

Ma tant’è, a ciascuno il suo, così è se vi pare e piace.

Buon Anno a tutti.

Rosario Ifrigerio
21.01.2022

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