feedback subbuteo

Dovessi rimembrare le molteplici attività poste in essere dall’attuale Esecutivo dal giorno del suo insediamento mi toccherebbe scrivere per giorni e tedierei i consueti idiosincrasici obnubilati da un passato lontano anni luce che per fortuna non esiste più.

Questa settimana appare non solo opportuno ma necessario rimarcare l’ennesima iniziativa – peraltro già da qualche tempo in uso – relativa alla “scheda feedback”.

Vi invito a riflettere su quanto ciò sia significativo per un miglioramento proiettato all’ottimizzazione del movimento nel divenire.

Il feedback è tecnicamente un ritorno di informazioni in un processo di comunicazione orientato all’individuazione oggettiva di un comportamento, col preciso intento di rimuovere, modificare o rafforzare il comportamento medesimo.

Nel processo di crescita il feedback assume, di conseguenza, un ruolo imprescindibile essendo equiparabile ad una sorta di dispositivo che consente di prendere atto di quanto funziona e di focalizzarsi, al tempo stesso, su tutto ciò che necessita migliorare e se del caso cambiare. È fondamentale perché non è affatto una mera opinione come qualcuno erroneamente crede ma qualcosa che ha strettamente a che fare con determinati scenari, situazioni e comportamenti.

Un modo, sia pur dimensionato e circoscritto, per gestire il cosmo subbuteistico (intendendo per esso anche il CDT chiaramente) alla stregua di un’azienda nella quale bisogna imparare ad usare il feedback positivo per rinforzare quei comportamenti cui si deve tendere.

Poiché è importante far sapere ai propri collaboratori (per similitudine soci, tesserati e similari) quanto si apprezzi il loro impegno in modo costante e più frequente, specie se si auspica che il clima aziendale (per analoga similitudine gli eventi nazionali, internazionali e federali organizzati in Italia) migliori a tendere acché certi “desiderata” si possano ripetere spontaneamente e diffondere come pratica positiva ripetibile.

Al contempo comprendere ciò che non funziona o non ha funzionato allo scopo di rimuovere le pessime abitudini e le situazioni negative de facto e non solum ex-ante, fino a farle diventare capaci di invertire la rotta e portare al raggiungimento dei risultati massimi attesi.  

A dire il vero il feedback nel nostro cosmo (questa settimana non mi va di definirlo micro) è sempre esistito ed esiste tuttora ma è circoscritto alla colloquialità relazionale inter-partes tra giocatori, amici, molto spesso prima di decidere se partecipare o meno ad un evento e/o dopo che l’evento stesso si è consumato.

A titolo esemplificativo ed esaustivo, quante volte avete sentito frasi del genere prima di un evento:

  • Ma tu vai a quel torneo?
  • Quanto costa andarci?
  • Bisogna partire il venerdì.
  • Devo prendere le ferie dal lavoro.
  • Ho problemi familiari però sono troppo innamorato del Subbuteo.
  • Ma hai letto gli iscritti? Sono pochi e tutti forti.
  • Ma è mai possibile che ci siano top player n.c. che rischio di trovarmi già nel girone, nonostante sia ai primi posti del ranking e per arrivarci non ho lesinato spese, sacrificato la famiglia e i figli?

Analogamente dopo:

  • Ma ti sembra normale che gli arbitri non conoscano il regolamento nonostante siano dei giocatori?
  • È mai possibile dopo decenni continuare a sentirsi dire dagli arbitri: ma voi cosa avete visto? Sbagliato di suo in partenza, peggio ancora in determinate circostanze e occasioni.
  • Quei campi erano orribili, la pallina non si fermava mai, impossibile giocare, non andrò mai più a quel torneo.
  • Ma chi me lo ha fatto fare di buttar via i soldi per non divertirmi neppure?
  • A raccontarti l’arroganza e la rozzezza di gente che per vincere si venderebbe pure l’anima o altro di peggio non ci si crederesti.

E così di seguito, quanti amici subbuteisti avete sentito soffermarsi, in positivo o in negativo, su argomentazioni che riflettevano e /o vertevano su quanto sopra? Invero tanti, di sicuro non pochi.

Ecco allora che la scheda feedback che l’Esecutivo richiede di compilare dopo ogni evento disputato assume una fondamentale rilevanza e ad essa va dato altrettanto fondamentale peso.

Sono partiti da zero per arrivare a 10 e lode (N.d.A.) e questo Esecutivo è avviato verso il massimo dei voti. E state pur certi che questo straordinario Esecutivo al 10 e lode ci arriverà, sono già ad oltre la metà dell’opera. Mancano ancora alcune ciliegine ma la torta è già invidiabile per manodopera, preparazione, contenuti e qualità.

C’è ancora da fare ma tantissimo è già stato fatto.

La giustizia sportiva non fa sconti a nessuno, chi l’ha sempre fatta franca o se l’è sempre cavata con il minimo danno pur comportandosi in modo inqualificabile e deprecabile, oggi paga un conto salatissimo e continuerà a pagarlo se non cambierà registro per quanto dubiti ciò possa accadere. Nella vita tutto torna prima o poi, in generale questo vale per tutti e per qualsiasi cosa, nulla e nessuno escluso.

È arrivato il tempo della meritocrazia, del rispetto, dell’elevazione dei valori cristallini propri del gioco o se più vi aggrada dello sport.

Che ben venga allora la scheda feedback purché, a proposito di Verità, chi la compili vi riporti pedissequamente la Verità per l’appunto e in rigorosa lettera maiuscola.

Perché se è vero che su qualche cosa nulla si può fare (i campi, ad esempio, hanno superfici la cui scorrevolezza dipende da troppi fattori incontrollabili, non da ultimi lo stato di utilizzo e la vetustà), su altre – a cominciare dall’andazzo di una parte degli arbitri che vanno controllati e sanzionati al pari e anche più dei giocatori quando il caso lo richiede – si può e si deve migliorare. Chi pretende rispetto, attenzione e conoscenza del regolamento quando gioca, deve poi fare lo stesso quando arbitra.

O forse quando si è giocatori si conosce il regolamento a memoria e quando mezz’ora dopo si arbitra, la memoria la si perde all’improvviso?

Rosario Ifrigerio
10.05.2022


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