Ci avevano promesso che dopo il 30 aprile saremmo tornati alla normalità. Invece basterà entrare a Subbuteoland per capire che la normalità non esiste, ce la possiamo scordare.

E sì perché a casa di “BARBARA E SAVERIO” basterà varcare la soglia che divide lo spazio ristoro da quello in cui sono posizionati i campi da gioco per essere costretti a rimettersi la museruola. In pratica saremo costretti a tenerla per ore e ore senza respiro durante gli incontri e gli arbitraggi per poi togliercela non appena ci saremo recati innanzi al banco ristoro per rifocillarci. E badate bene: non all’esterno ma all’interno della stessa struttura, magari facendo la coda o aspettando che il consueto panino sia pronto.

Come se il virus potesse entrare solo dal lato che da direttamente sui campi e non dall’ingresso principale. Evidentemente gli interessano i giocatori solo mentre disputano gli incontri ma non gliene frega nulla mentre, varcando la “soglia Covid”, quegli stessi giocatori si dirigono verso lo spazio adibito a bar/ristorazione.

A raccontarla non ci si crede, sembra una barzelletta che non fa neppure ridere anzi fa piangere, eppure è proprio così.

Alla stessa stregua di ciò che accade nelle scuole in cui gli insegnanti non vaccinati restano rinchiusi in gabbia o, nella migliore delle ipotesi nei bagni e negli sgabuzzini, pagati per non fare nulla, a differenza degli studenti obbligati alle maschere sui volti per l’intera durata delle lezioni. Quale che sia la temperatura dovranno tenerla fino al 10 giugno, ovvero fino all’ultimo giorno di scuola, salvo poi toglierla non appena escono dal plesso scolastico.

Anche in questo caso, come in quello dei giocatori di subbuteo e CDT, è molto probabile che questo virus sia affamato e bramoso nei confronti di coloro che anelano all’apprendimento e allo studio, giacché è onnipresente quando si insegna italiano o matematica, quando si parla di Manzoni o del sistema binario, ma non gliene frega assolutamente nulla di quegli stessi studenti quando vanno a bersi un caffè o una Coca Cola, anche restando all’interno dell’edificio si intende.

Per non parlare di quanti si accalcano nelle discoteche o nei night club.

Anche in questo caso ci deve essere una ratio evidentemente: quella vertente sull’assunto (o forse meglio sull’assurdo…) che “chi studia si contagia”, chi va a ballare no. Vai a scuola? Devi mettere il bavaglio. Vai in pizzeria? Non serve. Vai allo stadio a vedere una partita? Niente mascherina anche se gli spalti sono gremiti ed esauriti in ogni ordine di posti. Prendi il bus per andare o scuola o altrove? Mettiti il bavaglio, zitto e muto.

E qualora ti senti soffocare meglio che tu vada a casa, almeno sarai al riparo. In fondo a cosa serve studiare nel paese dei balocchi? Qual è il livello di cultura e di dottrina di questo paese fallito? Chiedete a Lucignolo, quello del paese dei balocchi, si proprio lui, e sarete esauditi.

E che dire del resto? Un vero e autentico capolavoro da Premio Nobel. Potremo azzuffarci e aggrovigliarci in una curva di uno stadio a volto scoperto ma se andiamo ad assistere alla partita di pallavolo di nostra figlia (questo caso mi riguarda di persona) dobbiamo rigorosamente coprire bocca e naso e magari anche gli occhi in modo da sentirci al sicuro al 100 per cento, anzi al 1000 per 1000.

E così domenica prossima mi recherò al Comunale di Torino per l’incontro di calcio dei granata contro i miei amati partenopei senza museruola e bavaglio ma il venerdì che precede, nella vicina Trofarello, per vedere giocare la mia amata figlia a pallavolo nel campionato interregionale di volley dovrò metterla la museruola.

Il Covid, evidentemente, oltreché chi studia, odia anche le pallavoliste.

E stavolta il “lo dice la scienza” non vale, vale solo quando fa comodo a loro. E se qualche italiota, fatti salvi quei pochi che hanno mantenuto intatto l’uso della ragione e i nervi saldi, prova a chiedersi il perché tutto questo, la risposta di quegli emeriti personaggi è sempre la stessa: “dobbiamo andarci piano, la pandemia non è finita”.

Sarà, peccato che non esiste più nessun paese al mondo in cui vigano queste scellerate e inutili regole.

Non esiste più paese a volto coperto, non esiste più alcuna restrizione dal momento che la pandemia è stata declassata ad endemia ed è persin troppo. Dalla Danimarca alla Gran Bretagna, dalla Croazia alla Svezia, dalla Svizzera ai Paesi Bassi per citare solo qualche esempio. Documentatevi per chi non ne fosse, ahimè, edotto.

Si vede che solo in Italia la pandemia non è finita. Sarà, ma la pazienza sì però.

Perciò tornando al nostro microcosmo e chiosando il finale, cari subbuteisti e cari calciotavolisti fino al 15 giugno il bavaglio è obbligatorio ma solo mentre giocate o mentre arbitrate.

Se vi recate al bar, pur se all’interno della sala, potete azzuffarvi, aggrovigliarvi, ammassarvi al solo scopo di accaparrarvi il miglior posto, il miglior panino o la miglior insalata della casa restandovene tranquillamente a volto, naso e bocca scoperta. Perché sappiate che in quel preciso punto della location, che siate 1, 10, 50 o 100, la mascherina non serve. Lo dice speranza, uno che la speranza l’ha fatta perdere a tutti salvo a coloro che avevano programmato un ritorno alla normalità il 1° gennaio del 2057.

Ad maiora semper!

Rosario Ifrigerio
02.04.2022


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