Cari lettori, non pensate male leggendo il termine di “Sindrome di Stoccolma”. In realtà, l’intenzione è quella di farvi fare un lungo viaggio nelle tradizioni calcistiche della capitale svedese, una città in cui ogni quartiere ha la sua storia, anche sportiva in generale e “pallonara” più in particolare

I distretti di Stoccolma

Spostandoci all’interno dell’area urbana della capitale disposta su 14 isole che affiorano lì dove il lago Mälaren incontra il Mar Baltico. Il centro della città è situato potenzialmente nell’acqua, nella baia di Riddarfjärden, con il centro storico è rappresentato da Gamla stan.

Una veduta aerea della capitale svedese

In questo mosaico di isole e penisole, la capitale svedese si compone di quartieri più o meno residenziali, ognuno con caratteristiche urbanistiche davvero uniche, anche da punto di vista del tifo calcistico. Iniziamo questo viaggio dal quartiere centrale di Sodermalm che ospita una delle squadre storiche del panorama calcistico svedese, l’Hammarby.

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HAMMARBY

L’Hammarby, la cui tifoseria trova la massima espressione nel cuore pulsante della capitale, è il club calcistico con la media presenze più elevata di tutta l’Allsvenskan, la massima serie del calcio svedese.

La nascita dell’Hammarby come club di calcio risale al 13 agosto 1915 quando fu costruito il primo impianto di gioco nel centralissimo quartiere di Sodermalm, inaugurato con la prima partita ufficiale (5 – 0 contro il Vasteras SK) solo due giorni dopo. Nel 1920, l’Hammarby partecipò per la prima volta alla Svenska Serien, all’epoca il massimo campionato di calcio svedese, impiegando  giocatori chiave come il portiere Victor Olsson, il difensore Gösta Wihlborg e l’attaccante Gustav Björk. Già nel 1922 la squadra arrivò a disputare, per la prima volta, la finale della Svenska Mästerskapet persa, purtoppo, per 3 – 1 contro il GAIS, mentre due anni dopo si qualificò per la stagione inaugurale dell’Allsvenskan. Purtroppo, la permanenza nella massima serie del calcio svedese durò l’arco di una sola stagione: l’ultima posizione in classifica condannò, infatti, il club alla retrocessione in Division 2.

Axel Robert Schönthal, socio fondatore dell’Hammarby

L’Hammarby non riuscì a rientrare nell’elite del calcio svedese fino alla stagione 1938/39 quando riuscì a vincere la finale playoff contro il Norrkoping grazie soprattutto alle parate del portiere Sven Bergqvist.

La rosa dell’Hammarby nella stagione 1934/35

Il decennio 1970/1980 rappresentò un’inversione di rotta rispetto al passato con una presenza decisamente stabile in Allsvenskan a partire dal torneo 1970/71 nel quale, dopo aver raccolto solo 3 punti nei mesi primaverili, disputò da imbattuto la stagione autunnale chiudendo al quinto posto (miglior risultato in Allsvenskan) grazie anche alle prodezze dei fuoriclasse Kenneth Ohlsson e Ronnie Hellström.

Kenneth Ohlson, bomber dell’Hammarby negli anni ‘70

L’Hammarby riuscirà a rimanere nella massima serie per il resto degli anni settanta, pur non riuscendo a migliorare quella storica quinta posizione; nel 1978, tra l’altro, furono cambiati i colori sociali e si passò agli attuali colori verde/bianco.

Nella stagione 1981/82, la federazione calcistica svedese introdusse un sistema di playoff per le prime 8 squadre dell’Allsvenskan allo scopo di determinare la squadra campione, playoff che consistevano in due partite in cui il punteggio in aggregato avrebbe determinato chi sarebbe avanzato. In quella stagione l’Hammarby si era piazzato al secondo posto e non aveva mai perso una partita tra le mura amiche. Dopo aver sconfitto l’Örgryte nei quarti di finale e aver rimontato un 1-3 per battere l’Elfsborg 4-3 in semifinale, l’Hammarby si trovò in finale contro l’IFK Göteborg. Purtroppo, dopo aver vinto in trasferta per 2-1, fu sconfitto in casa per 1-3 in uno stadio esaurito in ogni ordine di posti.

Nella stagione successiva, i biancoverdi partirono tra le favorite per la vittoria finale ma, al termine della stagione regolare, si piazzarono in quinta posizione, perdendo poi nei playoff contro l’AIK; un’altra delusione fu patita in finale di coppa nazionale quando a prevalere fu l’IFK Goteborg ma, nella stagione successiva, l’Hammarby prese comunque parte alla Coppa della Coppe (prima partecipazione ad una coppa europea) in quanto il Goteborg partecipò alla Coppa UEFA: purtroppo il cammino nella competizione europea si interruppe al secondo turno per “colpa” dei finlandesi del FC Haka.

Al termine del torneo 1987/88, il piazzamento in ultima posizione significò la retrocessione in seconda divisione da dove iniziò una nuova altalena tra prima e seconda divisione, prima di tornare con maggiore stabilità in Allsvenskan nel 1998 e lanciare le basi per la conquista del primo titolo di campione di Svezia.

Dopo aver attraversato un periodo di difficoltà finanziarie tali da far prevedere addirittura la retrocessione per insolvibilità, nella stagione 2000/2001 la squadra si ricompattò intono al tecnico Soren Cratz, accusato dalla stessa dirigenza del club di proporre un tipo di calcio eccessivamente spregiudicato e poco remunerativo (a stagione in corso gli venne comunicato che il suo contratto non sarebbe stato prolungato): il risultato fu una partenza sprint in campionato con la squadra al comando per tutta la stagione culminata, infine, con la conquista del primo titolo nazionale matematicamente certificato dopo la vittoria per 3 – 2 contro l’Örgryte IS.

Gli anni 2000 hanno visto l’Hammarby costantemente in Allsvenskan con relativa partecipazione alle competizioni europee dopo il secondo posto della stagione 2002/03 ed il terzo di quella 2005/06. Solo al termine di un disastroso campionato, l’Hammarby è tornato in seconda divisione (Superettan League) nel 2009.

Nonostante le aspettative della tifoseria fossero alte, il club è rimasto in Superettan per ben cinque stagioni, rischiando di retrocedere in terza divisione nella stagione 2010/11 ma riuscendo ad assicurarsi la promozione in Allsvenskan al termine della stagione 2014/15 dopo aver vinto il campionato di seconda divisione.

La nuova avventura tra le “grandi” del calcio svedese iniziò nel migliore dei modi con la vittoria in trasferta (2 – 1) in Coppa di Svezia sul campo dei rivali dell’AIK Solna.

La gioia dei giocatori dell’Hammarby dopo la vittoria contro l’AIK in Coppa di Svezia nel 2015

Dopo una vittoria contro il BK Hacken nella gara inaugurale del campionato, arrivò una nuova vittoria in Coppa contro il Djurgårdens, il tutto prima di affrontare un pesante periodo estivo caratterizzato da 10 partite consecutive di campionato senza vittorie.

Nonostante tutto, il club riuscì a salvarsi e a chiudere in 11° posizione non dando mai, però, la sensazione di poter aspirare a posizioni di maggiore prestigio; le stesse stagioni successive non portarono più di un nono posto anche se il club biancoverde si tolse la soddisfazione di sconfiggere ripetutamente uno dei suoi avversari concittadini più “odiati”, il Djurgarden, rimanendo, inoltre, imbattuto, nei confronti dell’AIK.

Decisamente meglio il percorso effettuato sotto la guida del nuovo manager Stefan Billborn che condusse l’Hammarby al quarto posto in classifica nella stagione 2018 e, addirittura al terzo, in quella successiva dopo un pessimo inizio ma un grande finale (con 8 vittorie consecutive) e relativa qualificazione alla UEFA Europa League (prima partecipazione ad una competizione europea dopo 10 anni).

Dopo la vittoria in Coppa di Svezia nella stagione 2020/21 (vittoria in finale ai calci di rigore per 5 – 4 contro il BK Hacken anche per la gioia di Zlatan Ibrahimovic che detiene una buona parte delle quote azionarie del club di Stoccolma), l’11 giugno 2021 il board del club ha deciso di separarsi dal manager Billborn con la squadra in ottava posizione dopo 8 gare di campionato. Il nuovo tecnico, Milos Milojevic, ha dapprima sfiorato la qualificazione alla fase a gironi della nuova UEFA Conference League (eliminato ai playoff dal Basilea) per poi essere sfiduciato a fine torneo ed essere sostituito, nel mese di gennaio 2022, da Martì Cifuentes

I giocatori dell’Hammarby festeggiano la vittoria nella Coppa di Svezia 2020/2021

DJURGARDEN IF

Degno rivale dell’Hammarby, il club fu fondato da John G. Jansson e da altri giovani della classe operaia della capitale svedese, il 12 marzo 1891 in un caffè di Alberget 4A, nell’isola di Djurgården anche se solo nel 1899 vide la luce la sezione calcistica che esordì nel luglio dello stesso perdendo per 1 – 2 contro l’AIK.

Il club non dovette poi attendere a lungo prima di festeggiare il primo trofeo: già nel 1912, infatti, si aggiudicò il titolo di campione regionale dopo due pari ed uno spareggio vinto contro l’Orgryte. Il club vinse altri tre campionati svedesi nei primi anni di vita, trionfando nel 1915 contro l’Örgryte, nel 1917 contro l’AIK e nel 1920 contro l’IK Sleipner. Tuttavia, ma non riuscì mai a vincere la Svenska Serien, il massimo campionato svedese dell’epoca.

Un’immagine dell’incontro tra Djurgarden e IK Brage nel campionato 1929/30

Dopo aver vissuto stagioni altalenanti tra la metà degli anni ’20 e quelli a cavallo del secondo conflitto mondiale, gli anni ’50 e ’60 videro uno dei periodi di maggiore splendore del Djurgarden che si aggiudicò ben 4 titoli di campione nazionale. Il primo titolo di Allsvenskan fu conquistato, infatti, nella stagione 1954/55 sotto la guida del tecnico Frank Soo, una vittoria che permise al club di essere la prima squadra svedese a partecipare alla Coppa dei Campioni, competizione nella quale avanzò fino ai quarti di finale per essere poi eliminato dalla squadra scozzese dell’Hibernian.

Nel 1959, sia la squadra di calcio che quella di hockey del Djurgårdens IF vinsero i rispettivi campionati svedesi dei due sport più popolari nel Paese, un evento straordinario ed unico nella storia degli sport professionistici in Svezia. Il titolo del 1959 fu conquistato allo stadio Råsunda, davanti a 48.894 persone, record di presenze per il Djurgården, con una squadra composta da elementi del calibro di Sven Tumba, Birger Eklund, Lars Broström, John Eriksson, Hans Karlsson, Gösta Sandberg, Olle Hellström, Stig Gustafsson, Arne Arvidsson, Hans Mild e Sigge Parling, molti dei quali nazionali dell’epoca.

La foto del Djurgarden campione di Svezia nel 1959

All’improvviso, però, un corto circuito nella stagione successiva portò il club addirittura a retrocedere in seconda divisione anche se la permanenza tra i cadetti durò l’arco di una sola stagione.

Tornato in Allsvenskan, il Djurgarden si aggiudicò il titolo nuovamente nel 1964 e nel 1966 (portando così a 8 le vittorie nella massima serie del calcio svedese), anno in cui il “totem” Gosta Sandberg decise di appendere gli scarpini al chiodo dopo 322 presenze e 77 reti realizzate in un arco temporale di 16 anni, dal 1951 al 1966.

Gosta Sandberg, recordman di presenze con la maglia del Djurgarden

Pur rimanendo sempre nell’elite del calcio svedese, il club non si aggiudicò alcun titolo negli anni ’70, arrivando per ben tre volte sul gradino più basso del podio e perdendo una finale di Coppa nazionale nel 1975. Il decennio successivo viene ricordato soprattutto per l’ingaggio, anche se a titolo temporaneo, del bomber inglese Teddy Sheringham ma anche per una retrocessione in seconda divisione e la sconfitta nella finale per il titolo al termine della stagione 1987/88.

Gli anni ’90, al contrario, iniziarono con la conquista della prima Svenska Cupen e con una roboante vittoria per 9 – 1 contro i grandi rivali dell’Hammarby in Allsvenskan. Nonostante il grande prologo, il resto del decennio non risultò particolarmente fortunato con tre retrocessioni (contro due promozioni) ed una serie di vicissitudini finanziarie che portarono il club sull’orlo della bancarotta.

A metà della stagione 1999, Zoran Lukic e Sören Åkeby presero le redini della squadra, vincendo la Superettan inaugurale del 1999/2000 e piazzandosi al secondo posto nell’Allsvenskan del 2001. Con una squadra composta da Stefan Rehn, Kim Källström, Andreas Johansson e Andreas Isaksson, il Djurgården vinse nuovamente un titolo di campione nazionale dopo 36 anni nell’ultimo turno dell’Allsvenskan 2001/02. La prima metà degli anni 2000 rappresentò una vera e propria “golden age” con la conquista di tre campionati (2002, 2003 e 2005) e tre coppe (2002, 2004 e 2005).

Andreas Johansson, capitano del Djurgarden campione di Svezia 2002

Dopo il terzo posto del 2007, il Djurgården chiuse la stagione 2008/09 in 14° posizione, dovendo quindi affrontare lo spareggio per non retrocedere (poi vinto) contro l’Assyriska Föreningen. Nelle stagioni successive il club dovette quasi sempre accontentarsi di piazzamenti a metà classifica. Quando il neo-direttore sportivo Bo Andersson, che aveva guidato il Djurgården a tre titoli nei primi anni ’20, tornò alla base nel 2014, fu costretto a cedere alcuni tra i giocatori più rappresentativi come Daniel Amartey (che è diventato il difensore più costoso mai venduto da un club dell’Allsvenskan per circa 25 milioni di corone svedesi), Erton Fejzullahu, Christian Rubio Sivodedov e Simon Tibbling per risanare le finanze.

Nel gennaio 2017, il Djurgården cedette l’attaccante Michael Olunga,nazionale del Kenia,  per la cifra record di 40 milioni di corone svedesi, rendendo la posizione finanziaria del club una delle migliori del Paese. Il trasferimento rese possibile l’ingaggio della leggenda del club Kim Källström e dell’ex giocatore svedese Jonas Olsson. Entrambi i giocatori, insieme al portiere Andreas Isaksson, anch’egli rientrato alla base dopo una breve parentesi anche nel campionato italiano nelle fila della Juventus, hanno avuto un ruolo fondamentale nel terzo posto ottenuto al termine dell’Allsvenskan 2017, con relativa qualificazione al secondo turno preliminare alla UEFA Europa League 2018/19. Dopo 13 anni di digiuno in termini di titoli conquistati, il 10 maggio 2018 il Djurgården si è portato a casa la Svenska Cupen (Coppa di Svezia) con 14 reti all’attivo e nessuno al passivo.

I festeggiamenti per la vittoria in Coppa di Svezia nella stagione 2017/18

La vittoria in Coppa ha fatto da apripista a quella in campionato nella stagione successiva (a 14 anni di distanza dal titolo precedente) con conseguente qualificazione al terzo turno preliminare di Champions League.

I giocatori del Djurgarden festeggiano il titolo del 2019

Dopo un campionato 2019/20, caratterizzato dalla pandemia da COVID- 19, concluso al quarto posto in classifica, la stagione successiva ha visto il club chiudere al terzo posto (decisivo il passo falso interno contro il Varberg) e qualificarsi per il turno preliminare di Conference League.

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AIK SOLNA

Fondato nel 1891 da Isidor Behrens a Stoccolma, al civico 8 di Biblioteksgatan, il nome completo del club, “Allmänna Idrottsklubben”, si traduce sostanzialmente in “Club sportivo pubblico”, una denominazione scelta per far comprendere in modo chiaro come il club fosse aperto a tutti e che l’atletica, all’epoca chiamata “allmän idrott” in svedese, doveva essere considerata come la disciplina principale praticata dagli iscritti al club.

Isidor Behrens, fondatore dell’AIK Solna

In epoca pre – Allsvenskan, l’AIK si classificò secondo nel torneo 1898/99 e vinse il suo primo titolo di campione svedese nel 1900, battendo in finale l’Örgryte IS e bissando il successo l’anno seguente, stavolta battendo la seconda squadra dell’Örgryte IS che, in quegli anni dominava la scena calcistica svedese.

Nel 1899 la squadra affrontò per la prima volta i grandi rivali del Djurgårdens IF in quello che viene definito “tvillingderbyt”, ossia il derby gemello facendo riferimento allo stesso anno di fondazione delle due squadre.

Il club decise di non partecipare ai campionati svedesi del 1902 e del 1903 anche se, nel 1902 partecipò alla “Svenska bollspelsförbundets tävlingsserie”, una competizione aperta solo ai club di Stoccolma e disputata fino al 1909 (l’AIK la vinse nel 1908 e nel 1909) per poi essere sostituita dalla Svenska Serien, un torneo mai vinto dall’AIK che, tuttavia, riuscì a piazzarsi per due volte al secondo posto.

Quando, nel 1924, entrò in vigore l’attuale Allsvenskan, i primi anni furono quasi monopolizzati dalle squadre di Goteborg e dall’Helsingborg con l’AIK che si aggiudicò il suo primo titolo solo nella stagione 1931/32, aggiungendolo ai 6 precedenti della vecchia e ormai primordiale lega svedese.

La stagione 1936/37 fu una stagione memorabile per ogni tifoso dell’AIK con il trasferimento al Råsunda Fotbollsstadion, che nel 1942 divenne Solna, la vittoria dell’ottavo titolo svedese (il secondo di Allsvenskan) ed il titolo di capocannoniere di Olle Zetterlund che segnò 23 gol in stagione, tuttora recordman della storia del club di Stoccolma.

L’AIK campione di Svezia nella stagione 1936/37

Al termine del secondo conflitto mondiale, anche il calcio svedese si incamminò verso una difficile ripartenza con l’AIK in grado di piazzarsi sul podio sia nel 1946 (secondo) che nel 1947 (terzo) ma tragicamente retrocesso al termine della stagione 1950/51 quando sarebbe bastato battere il Malmo con due reti di scarto, anziché solo per 1 – 0. L’esilio in seconda divisione durò solo un anno e, nel frattempo, nasceva la stella di di Kurt Hamrin in grado di riportare l’AIK nell’olimpo delle grandi del calcio svedese prima di lasciare il suo Paese natale ed approdare nella Serie A italiana.

Kurt Hamrin con la maglia della nazionale svedese ai campionati del mondo del 1958

Dopo un altro anno di purgatorio tra i cadetti nel 1962 ed uno successivo nel 1979, l’AIK non riuscì più a tornare ai fasti del recente passato inanellando piazzamenti onorevoli ma non competendo mai davvero per le posizioni di vertice, ad eccezione di una piazza d’onore nella stagione 1971/72 e una vittoria in Coppa di Svezia nel 1976

Solo nel 1992, dopo 55 anni dall’ultimo titolo vinto, l’AIK si laureò nuovamente campione di Svezia qualificandosi anche per i preliminari di Champions League della stagione seguente (eliminazione ad opera dello Sparta Praga), mentre nella stagione successiva non riuscì a tenere il passo di Goteborg e Norrkoping piazzandosi sull’ultimo gradino del podio ma autore, comunque, di una stagione più che positiva condita dalla vittoria record per 9 – 3 in casa del Brage (grazie anche alla cinquina messa a segno da Kim Bergstrand) e dalla qualificazione in Coppa UEFA. La stagione fu, inoltre, anche caratterizzata dalla media spettatori più alta di tutta l’Allsvenskan (superiore alle 10000 unità), fenomeno in parte dovuto al fatto di essere l’unica compagine di Stoccolma in Allsvenskan.

L’AIK campione di Svezia nel 1992

Nel 1994, l’AIK puntò a riconquistare il titolo del campionato con un nuovo manager, Hasse Backe, e un grande acquisto, Jesper Jansson. In effetti, le premesse furono ottime con una sola sconfitta nelle prime 13 giornate di campionato ma, dopo tre sconfitte consecutive, la squadra si assestò a metà classifica chiudendo in sesta posizione, a quindici punti dall’IFK Göteborg campione, e perdendo anche la finale di Coppa di Svezia con relativa esclusione dalle competizioni europee della stagione successiva; unica nota positiva l’esordio del più giovane giocatore e marcatore dell’AIK del XX secolo, Alexander Östlund con i suoi 16 anni, 10 mesi e 2 giorni. Le cose non migliorarono nel torneo 1994/95 quando, dopo l’ennesimo brillante inizio di campionato (in testa dopo 7 giornate con la finale di Coppa di Svezia da disputare e tre giocatori, Dick Lidman, Ola Andersson, Jan Eriksson, convocati in nazionale), il club chiuse con un deludente ottavo posto.

Il minimo comun denominatore degli ultimi anni fu rappresentato da partenze sprint in campionato seguite da pause inspiegabili ma capaci di vanificare quanto fatto nelle prime giornate ma qualcosa stava per cambiare.

Nel 1996 Erik Hamrén prese le redini della squadra in veste di manager unico, dopo averla gestita insieme ad Hasse Backe l’anno precedente. L’anno iniziò come era finito quello precedente, con l’AIK in grado di giocare un buon calcio ma incapace di fare un adeguato bottino di punti. Dopo sette turni di campionato e cinque sconfitte, l’AIK era penultimo in classifica. Stavolta, però, la situazione cambiò nella seconda parte di stagione, ivi compresa una vittoria per 6-0 contro l’IFK Göteborg.

Dopo aver perso solo una volta durante l’autunno, l’AIK si piazzò al quarto posto trionfando anche nella finale di coppa, il che significava qualificazione per la Coppa delle Coppe dell’anno successivo nella quale la formazione di Stoccolma, dopo aver superato i primi due turni, trovò sulla sua strada il Barcellona, a pochi giorni dell’esordio nell’Allsvenskan del 1997.

Per la prima volta in assoluto, il Råsunda registrò il tutto esaurito in anticipo, un mese prima della partita. L’andata, al Camp Nou, iniziò nel migliore dei modi per l’AIK, con il vantaggio firmato da Pascal Simpson, abile a sfruttare uno svarione della difesa blaugrana. Alla fine, però, i valori tecnici vennero a galla e il Barcellona si impose per 3 – 1 per poi pareggiare al Rasunda (rete del “Fenomeno” Ronaldo) 1 – 1 e portare la qualificazione dalle parti delle Ramblas.  

Simpson contro Abelardo nella gara del Nou Camp del 1997 tra AIK e Barcellona in Coppa delle Coppe

In patria, l’AIK era ormai considerato il principale concorrente dell’IFK Göteborg per la conquista del titolo ma chiuse con un mesto ottavo posto anche se riuscì a portarsi nuovamente a casa la vittoria nella finale di Coppa garantendosi una nuova partecipazione alla Coppa delle Coppe nella quale, purtroppo, uscì al primo turno, eliminato dalla squadra slovena del Primorje. Tra i volti nuovi di quella stagione 1998 vanno ricordati il manager inglese Stuart Baxter, il portiere Mattias Asper e, soprattutto, il difensore Olof Mellberg. Sei delle prime dieci partite di campionato si conclusero con un pareggio per 1-1. Dopo otto partite, però, entrò in campo il nuovo portiere Mattias Asper.

Con lui tra i pali l’AIK non fu più sconfitto in campionato e si aggiudicò il decimo titolo proprio al fotofinish grazie alla vittoria per 1 – 0 contro l’Örgryte (rete decisiva dell’enfant prodige Alexander Ostlund) ed alla contemporanea sconfitta della capolista Helsingborg contro il già retrocesso Hacken. Quel campionato fu vinto con una media punti molto bassa, grazie alla miglior difesa del torneo guidata da Mellberg (ceduto al Racing Santander a fine stagione) ed un centrocampo tecnico e prestante allo stesso tempo in cui brillò la stella di Johan Mjallby (ceduto, a sua volta, al Celtic in Scozia).

La gioia di Ostlund dopo la rete decisiva realizzata contro l’Orgryte nell’ultima giornata di campionato del 1998

Il 1999 vide sì la partenza di Mjallby e Melberg ma anche l’acquisto di diversi nuovi giocatori trai quali Andreas Anderson, prelevato dal Newcastle per la cifra record di allora di 2 milioni di euro al cambio odierno. Durante la stagione Asper ottenne il record di imbattibilità di 19 ore e 17 minuti con la squadra proiettata verso la conferma del titolo, stavolta sfuggito nella volata finale contro l’Helsingborg, pur sconfitto per tre volte durante la stagione (due in campionato e una in coppa).

Il secondo posto in campionato significò la qualificazione ai turni preliminari di Champions League, brillantemente superati grazie all’eliminazione nel terzo turno dei greci dell’AEK Atene (decisivo il serbo Novakovic nell’1 – 0 del Rasunda dopo il pari in terra greca). Il sorteggio dei gironi non fu particolarmente favorevole con l’AIK nello stesso gruppo di Arsenal, Barcellona (due tra le pretendenti alla vittoria finale) e Fiorentina. Tuttavia, nell’esordio a Barcellona, gli svedesi passarono addirittura in vantaggio per poi cedere solo nei minuti di recupero, stesso epilogo della partita con l’Arsenal a Londra con il punteggio bloccato sull’ 1 – 1 fino al 90° e con gli inglesi capaci di segnare due reti anch’esse nei minuti di recupero. Dopo lo 0 – 0 di Stoccolma con la Fiorentina, le tre sconfitte raccolte nel girone di ritorno comportarono l’eliminazione non senza aver comunque praticato un gioco, a detta degli osservatori, meritevole di ben altre soddisfazioni.

I primi anni 2000 segnarono una fase di costante declino con un terzo posto finale nel 2000 (ed annessa sconfitta in finale di coppa nazionale) ed un secondo l’anno successivo (accompagnato anche questo da una sconfitta in finale di coppa dopo ben 24 calci di rigore), mentre la stagione 2002 fu segnata da una serie di avvicendamenti in panchina (da Olle Nordin, dimissionario per motivi di salute, a Peter Larsson e Dusan Uhrin) che portarono il club a concludere il campionato in quinta posizione perdendo la terza finale  consecutiva di coppa, stavolta contro gli acerrimi rivali cittadini del Djurgarden

Richard Money, un inglese la cui unica esperienza manageriale precedente era stata la gestione di una squadra inglese di quarta fascia, lo Scunthorpe, dieci anni prima, sostituì Uhrin per la stagione 2003. Dopo aver ricoperto lo stesso ruolo nel Väsby, club federato dell’AIK, l’ex stella dell’AIK in Champions League Nebojsa Novakovic fu chiamato a ricoprire il ruolo di vice – allenatore anche in virtù di un carattere, taciturno ma pragmatico, perfettamente complementare a quello dell’esuberante tecnico inglese.

Dopo un eccellente inizio di campionato caratterizzato da sei vittorie e un pareggio nelle prime otto partite e un leggendario “derby dei gemelli”, in cui l’AIK acciuffò il pari dopo essere andato sotto per 3-0, il club riuscì a vincere solo una delle dodici partite successive, chiudendo nuovamente al quinto posto, a 19 punti dai campioni del Djurgården, dai quali venne anche eliminato nei quarti di finale della Coppa di Svezia: per la prima volta dal 1998, il club non riuscì a qualificarsi per le coppe europee.

L’anno successivo, il 2004, fu un annus horribilis per l’AIK: già all’inizio della stagione, dopo appena tre partite, Money si dimise e venne sostituito da Patrick Englund. Englund, un giocatore chiave dell’AIK negli anni ’90, il quale, però, non aveva alcuna esperienza come manager. Inoltre, il povero Englund dovette affrontare una serie interminabile di infortuni nella rosa di prima squadra che, alla fine, causarono la quarta retrocessione nella storia dell’AIK.  Come accade spesso quando una squadra viene retrocessa, diversi giocatori famosi lasciarono il club in favore di giocatori meno conosciuti e, soprattutto, meno costosi. Venne, inoltre, nominato un nuovo manager, Rikard Norling, il quale aveva gestito le giovanili dell’AIK nel 1996 ed era stato assistente del manager Stuart Baxter.

Rikard Norling, Manager storico dell’AIK

La stagione 2005 ebbe un inizio difficile, con due sconfitte nelle prime tre partite, quando Norling provò un a schierare la squadra con 3-5-2, modulo piuttosto insolito per il calcio svedese dell’epoca. Dalla quarta giornata di campionato in poi, e dopo il ritorno ad un più classico e collaudato 4 – 4 – 2, l’AIK iniziò una serie di 15 partite senza subire sconfitte che lo portò ad assicurarsi la promozione in Allsvenskan con tre giornate d’anticipo.  Più di 23 000 persone assistettero alla gara inaugurale del campionato 2006, un pareggio per 2-2 contro il Gefle, una partita che vide il ritorno di un’icona del club degli anni ’90, Johan Mjällby. Uno dei momenti salienti della stagione fu la vittoria per 3-1 nel derby contro il Djurgården, davanti a una folla di circa 34.000 persone al Råsunda, grazie ad una prestazione strepitosa del talentuoso centrocampista ghanese Derek Boateng. L’AIK fu sconfitto solo tre volte (due delle quali contro i rivali locali dell’Hammarby) ed era in corsa per il titolo ad una giornata dal termine. Nell’ultimo turno di campionato, però, la capolista Elfsborg sconfisse il Djurgården assicurandosi il titolo con un punto di vantaggio sull’AIK.

Le due stagioni successive, 2007 e 2008, portarono in dote solo due quinti posti in aggiunta al licenziamento di Norling, benvoluto da giocatori e tifosi, in luogo di un ex – giocatore come Mikael Stahre. Sotto la guida di Stahre, l’AIK vinse il campionato nel 2009 proprio all’aultima giornata grazie alla vittoria contro il Goteborg che li precedeva di un punto in classifica prima della sfida decisiva. Inoltre, l’AIK sconfisse il Göteborg anche nella finale di Coppa di quell’anno e portò a casa anche un terzo trofeo, la Supercoppa di Svezia.

Dopo un deludente 2010, la stagione 2011 vide l’AIK concludere il campionato in seconda posizione sotto la guida tecnica dell’ex – giocatore Andreas Alm, garantendosi la qualificazione alla Champions League, dove l’avventura finì nuovamente alla fase a gironi.

Grazie ad Alm, l’AIK ottenne due secondi posti, due terzi posti ed un quarto posto nel periodo 2011 – 2015 con il board del club che nutriva grandi aspettative, poi deluse, per la stagione 2016. Il 13 maggio 2016, a otto partite dalla fine della stagione e dopo una vittoria per 3-2 in trasferta ad Häcken, Alm fu licenziato con la squadra al nono posto in classifica e Rikard Norling fu nuovamente richiamato in panchina, dopo aver già allenato la squadra dal 2005 al 2008.

Con l’arrivo di Norling arrivò anche una striscia di 8 risultati utili consecutivi, comprese le vittorie nei derby contro Djurgården e Hammarby, prima di perdere 2-0 in trasferta a Malmö il 7 agosto. Durante l’estate l’AIK ingaggiò un altro attaccante che diventerà fondamentale, Chinedu Obasi, il quale vantava una notevole esperienza con lo Schalke 04 ma era anche soggetto a ripetuti infortuni di natura muscolare.

Chinedu Obasi, attaccante nigeriano dell’AIK

In virtù di ciò, l’AIK offrì ad Obasi un contratto valido esclusivamente per il resto della stagione 2016, una decisione di cui il club si pentì a stretto giro di posta. Debuttando nella già citata trasferta di Malmö, Obasi mise poi a segno sei reti in dieci presenze, diventando uno dei bomber più prolifici del campionato.

Dopo la sconfitta a Malmö in luglio, l’AIK fece una striscia di 7 vittorie e due pareggi nelle 9 partite successive. A tre partite dalla fine della stagione, l’AIK si trovava in seconda posizionem, ma dovette rinunciare al titolo dopo una sconfitta per 1-0 in trasferta contro l’IFK Göteborg il 24 ottobre, lasciando via libera al Malmo.

Formando una coppia d’attacco con Strandberg prima e Obasi poi, il capocannoniere dell’AIK nella stagione 2016 fu il sedicenne Alexander Isak capace di mettere a segno 10 rete in 24 presenze, di cui 19 da titolare, nel 2016. Dopo essere finito nel mirino di diversi top club europei, il 23 gennaio 2017, Isak, ormai diciassettenne, fu ceduto al Borussia Dortmund.

La stagione 2017, caratterizzato da diversi movimenti di mercato (con gli arrivi di Kristoffer Olsson, Nicolas Stefanelli, il ritorno di Chinedu Obasi e l’esplosione del terzino sinistro Rasmus Lindkvist), portò in dote un ottimo secondo posto in campionato ed una striscia finale di 12 risultati utili consecutivi.

Prima dell’inizio della stagione 2018, l’AIK mise a segno diversi colpi di mercato di alto profilo con l’ingaggio di Enoch Kofi Adu, Joel Ekstrand e Tarik Elyounoussi, oltre agli ex giocatori dell’AIK Nabil Bahoui (in prestito) e Alexander Milošević, chiudendo in seconda posizione prima della pausa estiva vivacizzata dall’arrivo di Sebastian Larsson, unitosi al club dopo aver giocato un ruolo importante nel raggiungimento dei quarti di finale con la Svezia nella Coppa del Mondo 2018.

L’AIK è stato in testa al campionato dalla 13ª giornata fino alla fine, ma anche a causa di diversi pareggi nelle ultime partite, dovette attendere l’ultima trasferta a Kalmar per laurearsi campione grazie ad un colpo di testa di Jansson poco prima dell’intervallo. Al momento di sollevare il trofeo, Goitom ha gentilmente consegnato la fascia di capitano all’ex capitano Johansson, costretto a ritirarsi prima della stagione, e gli ha permesso di essere il primo a sollevare l’ambito trofeo.

La stagione 2019 si è aperta con le cessioni di Kristoffer Olsson al Krasnodar e Robin Jansson a Orlando. Jansson è stato sostituito da Karol Mets, capitano della nazionale estone, che si è distinto durante la stagione primaverile, mentre la sostituzione di Olsson si è rivelata decisamente più complicata.

Pur concludendo la stagione con un rispettabile bottino di 62 punti, che tuttavia ha garantito solo un quarto posto finale, l’AIK si è trovato fuori dalle posizioni in grado di garantire la qualificazione alle competizioni europee: l’unica possibilità era quella di vincere la coppa nazionale 2019/20 ma il traguardo non fu purtroppo raggiunto.

Dopo il quarto posto del 2019 ed il settimo del 2020, l’AIK ha lottato fino all’ultima giornata per vincere nuovamente l’Allsvenskan nel 2021 riuscendo a chiudere il campionato appaiato in testa, a quota 59 punti, con il Malmo, poi campione in virtù di una migliore differenza reti (+ 28 contro + 20).

Scene di ordinaria rivalità cittadina tra AIK e Djurgarden

Ma questo interessante triangolo svedese come si colloca nel panorama della creatura di Sir Peter Adolph? Beh, possiamo sicuramente anticipare che, soprattutto nel mondo dell’Old Subbuteo e del collezionismo che ruota intorno ad esso, si tratta di tre squadre che fanno la loro bella figura.

Concentrandoci, come è bene che sia in questo caso, sul catalogo delle HW, si tratta di tre ref. dall’indubbio valore economico reperibili sul mercato con estrema difficoltà. Andiamo per ordine e, come nel testo precedente, partiamo dall’Hammarby, presente nel catalogo HW con la ref 283 con l’originale maglia a strisce verticali nere su fondo giallo, pantaloncini neri, calzettoni interamente gialli ed accoppiata base/inner di colore nero/giallo

Una splendida immagine della ref 283

La seconda ref., precisamente la numero 288, è dedicata al Djurgarden che si presenta con la tradizionale maglia a strisce blu scure su fondo azzurro, pantaloncini blu, calzettoni azzurri con bordi blu ed accoppiata base/inner di colore blu e azzurro

La ref HW 288 dedicata al Djurgarden

Infine, l’AIK Solna, presente nel catalogo con la ref 282 che la riproduce con la maglia da gioco di colore blu con bordi e colletto gialli, pantaloncini bianchi, calzettoni gialli con righe orizzontali blu ed accoppiata base/inner di colore blu e giallo

La ref HW 282 dedicata all’AIK Solna

Il nuovo libro di Luca Di Lullo e Marco Scialanga dedicato al calcio scozzese: Scottish Pride!!

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