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Le interviste impossibili. Quattro chiacchiere con personaggi più o meno famosi, pronti ad essere riesumati a nostro uso e consumo e a dirci la loro sul nostro Micromondo. Si tratta di personaggi passati troppo presto a miglior vita, che hanno segnato, ognuno a modo proprio, il mondo dello sport. Ciò che ho scritto vuole essere un ricordo per loro e per le loro imprese e spunti di riflessione per noi.

Tengo a precisare che le domande e le risposte sono ovviamente inventate, e che non deve essere messo in discussione il profondo rispetto per le persone, le imprese e gli sport citati. Tutte le informazioni “tecniche” invece sono reali e riscontrabili. La principale licenza che mi sono preso, è di aver accostato a questi personaggi più o meno famosi, il nostro amato subbuteo/CDT con un taglio ovviamente fantasioso.

Buona lettura!

Buongiorno a tutti e ben tornati alle interviste impossibili! Oggi abbiamo con noi…

R. Goooooood morning!!!

D. Come scusi? Credo che ci sia un problemino… chiedo scusa ai nostri lettori se…

R. Scusa??? Niente scuse!!! Qui si racconta la storia!!!

D. No… senta… faccia il piacere… non vorrei sembrarle scortese ma la rubrica è mia, le domande le faccio io, i personaggi li scelgo io! Lei da dove esce???

R. Ha ha ha… so che non ci crederà ma io sono tra i più indicati ad essere qui con voi!!!

D. Davvero? Per quale motivo? Chi è lei? Perché si è infilato nella mia rubrica?

R. Ok… ok… partiamo dall’inizio… Mi chiamo Benjamin Bolbesneel. Sono nato a Crawley in Inghilterra nel 1896. Come direste voi, una “ridente cittadina” ad una novantina di chilometri da Londra! Lì sono nato, cresciuto e sono andato a scuola. Ho fatto la grande guerra, sono stato tra i fortunati a tornare a casa vivo. Mi sono trasferito a Langton Green, un villaggio nel distretto di Tunbridge Wells, e lì ho fatto domanda per lavorare nell’ufficio postale da poco riattivato.

D. Ehm… sig. Bolbesneel… ancora non mi è chiaro il motivo della sua presenza in questa rubrica… non vorrei diventare davvero sgarbato e scortese ma, le chiedo di lasciare lo spazio che sta occupando!

R. Calma! Non si agiti! Mi lasci qualche minuto e capirà che non solo sono qui con tutte le ragioni. Addirittura sono tra quelli che più ne hanno titolo!

D. Addirittura? E cosa le darebbe questo diritto?

R. Proseguo nel racconto di chi sono e del perché sono qui! Stavo dicendo? Ah si… ero andato a lavorare nell’ufficio postale di Langton Green. Pochi lo conoscono… era piccolo ma lavorava moltissimo. Soprattutto ci fu un periodo, a partire dal agosto del 1946, che quell’ufficio diventò per molti il centro del mondo! Deve sapere che il nostro ufficio, ad un certo punto, ricevette degli ordini postali di pagamento per 7.596 sterline! Ora vediamo se riesce ad indovinare a chi erano diretti…

crawley Post office
Crawley Post Office

D. Non mi sembra di aver lanciato un quiz a premi… e non ho davvero idea di chi stia parlando e nemmeno di che accidenti c’entra con noi tutto questo… tagliamo corto… cedo! Mi dica pure a chi erano indirizzati quei soldi così possiamo chiuderla qui e andare oltre!

R. Lei non ha pazienza… va bene… arriviamo al dunque… la persona che doveva ricevere quei soldi abitava vicino all’ufficio postale di Langton Green. Il suo nome era Peter Arthur Adolph…

D. Non… no… non… non ho capito… Peter Arthur Adolph??? Quel Peter Adolph??? Il nostro Peter Adolph???

R. Proprio così! Quel Peter Adolph! Lo stesso che grazie a quelle 7.596 sterline, di alcuni pazzi che si fidarono di una pubblicità sulla rivista “The Boy’s Own Paper”, dove si presentava un nuovo gioco chiamato “Subbuteo – The game of Table Soccer”, fece nascere una passione che coinvolse intere generazioni in tutto il mondo! Che dice? Posso restare?

D. Non so che dire! Sono veramente senza parole… lei lavorava ad un passo da dove tutto è nato. Accidenti, poteva dirlo subito!

R. Se mi avesse dato il tempo…

D. Ha ragione. Mi scuso. Ma non potevo immaginare… lei ha visto tutto… è un testimone diretto di ciò che è stato… si metta comodo… anzi io mi metto comodo e lei inizi pure a raccontare…

R. Ok! Mi sono comunque divertito a prenderla in giro… Allora… da dove iniziamo… ah si… direi di partire proprio da quelle importantissime 7.596 sterline o, meglio ancora, da quell’idea di fare un articolo, una pubblicità che presentasse un’idea ancora tutta da sviluppare. Creare un passatempo, un gioco che potesse intrattenere le persone, basandosi su ciò che esisteva già, il “Newfooty”, che non aveva però coinvolto più di tanto i più giovani. Quando ho avuto la possibilità di parlarci, ho capito che Peter aveva le idee molto chiare. Non voleva solo creare un gioco in scatola, voleva di più. Voleva portare a casa delle persone un emozione. Prendere uno stadio, i suoi colori, le sue immagini, il suo fascino e darlo a tutti noi! Iniziò dai bottoni di un vecchio capotto. Ci mise sopra i giocatori che aveva sagomato nel cartone e via. Aveva creato un passatempo… un hobby… e proprio così voleva chiamare questa bella idea… “The Hobby”! Certo all’ufficio brevetti risero parecchio dopo averglielo bocciato. Dicevano che era troppo vago come nome. Ma lui non si perdette d’animo. Lui era uno studioso. Uno pratico. Allora fu sufficiente ricorrere ad un’altra sua passione, l’ornitologia. Uno dei volatili che più gli piacevano era giustappunto un falco lodaiolo euroasiatico chiamato “Hobby Hawk”. Pronti via, decise di usare il suo nome scientifico: falco Subbuteo. Probabilmente lo vide come un vero e proprio segno del destino.

D. Sig. Benjamin, lei ci sta regalando un pezzo di storia della nostra passione…

R. Lo capisco. Questa, per voi, non è storia… è LA storia! Peter era un sognatore. Non aveva capitali da investire. Era silenzioso, timido, accorto. Talmente accorto che fece nascere tutto da un’inserzione, senza avere nulla in mano se non il brevetto del gioco fatto solo un paio di giorni prima dell’uscita sulla rivista. Nessun capitale da investire, nessuna mano d’opera, nessuna azienda. Nulla. Solo le sue idee, la sua intraprendenza, una madre comprensiva e disposta ad aiutarlo e diversi pazzi che riuscirono a vedere, in un’inserzione, uno dei giochi più entusiasmanti del mondo.

D. Fantastico! Questa è la nostra Genesi! Tutti noi giocatori, collezionisti, appassionati, prendiamo forma e sostanza da quell’uomo e dalla sua idea. Ed anche da un ufficio postale…

R. Proprio così. Da un ufficio postale, dalle lettere d’ordine e da un’inserzione fatta forse più con l’idea di sondare il terreno che di raccogliere ordinativi. Peter era completamente impreparato. Ma non si perse d’animo e inizio da subito a produrre. A gennaio del ’47 fu costretto a scusarsi del ritardo degli ordini spiegando che erano solo lui e la madre a lavorarci e che le difficoltà erano evidenti, così come era ormai evidente il successo del nuovo gioco. Ora la lascio con un ultimo ricordo che spero possa servire a tutti gli appassionati per avere una visione più ampia di ciò che Peter Arthur Adolph voleva fare. Sempre nel 1947, a settembre, Peter fece un vero e proprio annuncio pubblicitario sempre sulla stessa rivista già utilizzata. L’annuncio recitava: “Subbuteo (marchio in corso di registrazione) il Gioco del Calcio da Tavolo”.

D. Sig. Bolbesneel… non abbiamo più tempo per continuare questo racconto. Avrei davvero altre mille domande da farle… ma capisco che non è possibile… voglio comunque ringraziarla per tutte le informazioni che ci ha dato e per il tempo che ci ha dedicato, nonostante la mia iniziale aggressività…

R. Non si preoccupi. Spero di avervi fatto un bel regalo…

Ringraziamo il sig. Benjamin Bolbesneel per averci portato indietro nel tempo fino alla nascita della nostra grande passione! Un saluto anche a tutti voi! Alla prossima…

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