angolo oldsubbuteo

Credo che nessuno possa obiettare alcunché se dico che Germania – Olanda è stata una di quelle finali dei Campionati del Mondo di calcio per la quale si sono spese fiumi di parole (no, i Jalisse non c’entrano nulla). Non è stata certamente una finale epica dal punto di vista agonistico ma è altrettanto indubbio che si trattava di uno scontro tra due filosofie di calcio completamente opposte: la genialità e la rivoluzione del calcio totale dal lato olandese, la solidità e la praticità dal lato tedesco.

I pronostici della vigilia davano per favoriti gli olandesi in virtù di una calcio spettacolare a tutto campo che aveva rappresentato la grande novità della manifestazione continentale e che seguiva le dimostrazioni di forza di Ajax (soprattutto) e Feyenoord nelle coppe europee per club.

E, in effetti, i primi minuti di gioco stavano confermando i presupposti della vigilia con i primi 120 secondi di gioco nei quali i tulipani diretti da Rinus Michels non avevano fatto nemmeno toccare la palla ai tedeschi fino a che, dopo 16 passaggi di fila, il Profeta Johan Cruiyff viene agganciato in area di rigore tedesca da Uli Hoeness.

Per l’arbitro Taylor non ci sono dubbi: è calcio di rigore; sul dischetto va Johan Neeskens, maglia numero 13, il regista di una squadra di fenomeni. Il tiro dagli 11 metri è di quelli “sporchi” ma Sepp Maier battezza l’angolo sbagliato e il pallone si insacca a mezza altezza al centro della porta (Fig. 1).

Sembra già tutto concluso con l’Olanda padrona del campo e della storia ma dare per vinti i tedeschi significa commettere l’errore più grande che si possa fare, anche perché quella Germania non era certo un’armata Brancaleone com’era sembrata nei primi due minuti della sfida. Parliamo della Germania di Maier, di Holzenbein, di Bonhof, di Breitner, di Hoeness e, soprattutto, di Gerd Muller, un centravanti tanto grottesco nello stile, quanto efficace sotto porta (una sorta di antesignano di Pippo Inzaghi) e Franz Beckenbauer, il libero per antonomasia.

Man mano che passano i minuti, gli olandesi non riescono a chiudere la partita e i panzer prendono coraggio e al 25’ del primo tempo un fallo di Jansen su Holzenbein porta Breitner sul dischetto del rigore per il pareggio (Fig. 2).

A questo punto la partita cambia volto e direzione con i tedeschi a fare la partita e i tulipani a chiudersi in difesa fino a che, al 43’ del primo tempo il rapace Muller irrompe sul cross di Bonhof e porta in vantaggio i padroni di casa in un Olympiastadion di Monaco di Baviera che impazzisce di gioia (Fig. 3).

Detto dell’aspetto storico della vicenda, come sono state rivisitate Germania e Olanda dal punto di vista subbuteistico ? Anche da questo versante abbiamo davvero tanto materiale a partire da quello che viene definito il Sacro Graal del Subbuteo, ovvero la confezione per eccellenza, la Munich Edition (Fig. 4).

Parliamo di una creatura mitologica, il cui valore cresce di anno in anno grazie al fatto di essere quasi introvabile, soprattutto in condizioni integre. Il fascino dipende probabilmente proprio dalla sua rarità in quanto, se andiamo a svelarne il contenuto, non lo troviamo poi così dissimile da una “World Cup”. La scatola si compone di due livelli, un livello superiore (Fig. 5) ed un livello inferiore (Fig. 6); nel primo troviamo due squadre HW (Brasile e Italia nel nostro esempio), le porte World Cup, i Riflettori, 5 palline, i battitori di calcio d’angolo, la terna arbitrale, il tabellone e vari personaggi da stadio.

Nel livello inferiore (Fig. 6) si trova una terza squadra HW (la Germania in questo caso), il panno in cotone, il Log Book, altre figure da stadio e il mitico fischietto Subbuteo.

Se volete acquistare una Munich Edition in buono stato preparatevi a spendere non meno di 600 – 900 Euro in base allo stato di conservazione della stessa.

Abbiamo parlato di Germania e Olanda e quindi scopriamo le edizioni HW ed LW di queste due epiche nazionali. Dal punto di vista delle versioni HW parliamo delle ref 154 (Fig. 7) e 13 (Fig. 8).

Per quanto concerne le versioni LW ce ne sono diverse, soprattutto per quanto concerne la Germania a partire dalla ref 768 che si rifà alla maglia indossata in occasione del Campionato del Mondo del 1990 vinto in finale contro l’Argentina (Fig. 9); sempre con ref 156 va segnalata anche la versione LW in scatola c100.

Per quanto concerne l’Olanda, una versione LW particolarmente interessante è la ref 689 (Fig. 11) che, oltre alla tradizionale maglia arancione, presenta un’accoppiata base/inner di colore rosso. Sempre in versione LW, vi segnalo la ref 416 in scatola 63000 la quale si presenta, tra l’altro, con una variante base/inner di colore arancio/nero (Fig. 12).

Va poi anche ricordato che entrambe le nazionali sono state riproposte nella collezione Leggenda LW ed in quella Leggenda Platinum, dal valore decisamente inferiore ma comunque utili ma arricchire la nostra collezione.

Sia per quanto concerne la Germania che per quanto riguarda l’Olanda, non si tratta, soprattutto a livello di HW, di versioni introvabili e, per questo, il loro valore non è così elevato ma si tratta, comunque, di squadre nazionali che non possono mancare nelle vostre case.

Chiudiamo così questa parentesi dedicata a due delle nazionali più importanti del panorama europeo, due scuole contrapposte e due idee di gioco spesso agli antipodi anche se le nuove leve di allenatori del calcio tedesco stanno proponendo un’idea tattica davvero molto diversa rispetto ai loro padri degli anni ’70.


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